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martedì 22 dicembre 2015

Trivellazioni: ecologia o energia?



La difesa dell’ecosistema e del paesaggio sono punti irrinunciabili nel programma di una forza politica indipendente che abbia a cuore il riscatto nazionale. Si tratta di beni da tutelare di per sé stessi, non solo in quanto finalizzati ad altre vocazioni (turismo, pesca). Anche il raggiungimento dell’indipendenza/autosufficienza energetica del paese, però, è un obiettivo altrettanto imprescindibile. Nell'odierna questione delle trivellazioni in Adriatico (come in numerosi altri casi in cui si discute l'opportunità di esplorazioni energetiche) le due esigenze su citate sembrano inconciliabili. Forse però non sono le trivellazioni in se stesse il problema, ma il modo in cui vengono condotte.

I permessi per le esplorazioni in mare sono stati concessi a grandi multinazionali, colossi privati i quali mettono al primo posto il profitto, perciò tenderanno a ridurre tutto ciò che rappresenti un costo come i salari dei dipendenti e, appunto, le precauzioni per l’ambiente. I grandi disastri ambientali del passato, infatti, sono prevalentemente avvenuti a causa della negligenza di multinazionali senza scrupoli. Per questo le preoccupazioni degli ambientalisti e delle popolazioni locali sono fondate. 

C'è però un ulteriore problema che dovrebbe destare scandalo: il fatto che il governo ceda con tanta leggerezza ai privati lo sfruttamento delle risorse naturali del nostro paese! Il presupposto della stessa sovranità di un popolo è il controllo sulle risorse situate nel proprio territorio. Invece dunque di essere le multinazionali petrolifere a rivenderci la nostra stessa energia (ai prezzi che vogliono!) dovrebbe essere lo Stato italiano a utilizzarla in regime di monopolio, come volano per la nostra economia. Oltretutto, con un'azienda pubblica vincolata a perseguire l'interesse collettivo (come già l'ENI, quella che la nostra classe politica soprattutto "di sinistra" vuole dismettere del tutto) il principio da seguire non sarebbe quello di scegliere le tecnologie di ricerca-estrazione meno costose (com'è prassi dei gruppi privati) ma quelle il meno possibile dannose per l’ambiente. I giacimenti sarebbero così gestiti con i sistemi di sicurezza più adeguati per evitare incidenti in ciascuna parte della filiera. Coniugando così sviluppo energetico e tutela ambientale. 

Pasquino
Pubblicato da Unknown alle dicembre 22, 2015 Nessun commento:
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sabato 19 dicembre 2015

Chi tifa per la Le Pen e Salvini solo perché fanno paura ai sinistrati vendolati irrecuperabili… ricorda molto chi diffonde le foto di donnone obese seminude esaltandole come contraltare alle modelle anoressiche scheletriche fotoritoccate, all'insegna del motto “le donne vere hanno le curve”. Tutto viene ridotto alla contrapposizione tra due eccessi, tra due scelte ambedue sbagliate, e grottesche.
Solo che almeno nel caso delle "donne con le curve" si parla più per provocazione che per vera convinzione.

Andare oltre la destra e la sinistra non significa fare commistione tra identità fascista e comunista, né tantomeno rimanere fascisti, comunisti (occidentali) o di altra tendenza già vecchia limitandosi a cambiare solo e soltanto pelle esteriore al fine di ampliare il proprio pubblico (su parametri quantitativi più che qualitativi).
Nel caso del FN abbiamo appunto un gruppo dirigente "di destra" che compie l'evoluzione in forza "indipendente" come mero cambiamento di pelle . E quando sono i gruppi dirigenti dei partiti tradizionali (di destra o sinistra) a compiere apparenti svolte apparentemente positive, non bisognerebbe aspettarsi nulla di buono. O quanto meno è necessario stare in guardia invece di fidarsi ciecamente degli improvvisi "miracoli" da loro compiuti. Soprattutto se la svolta giunge in prossimità di campagne elettorali.
Ma gli intellettuali italiani e i "sovranisti" fanno spallucce. Devono sempre sbilanciarsi immediatamente su qualcuno o qualcosa, anche quando hanno raccolto pochissimi elementi per farsi un'idea. Devono ugualmente pronunciarsi, a favore o contro. E quando sbagliano, non fanno autocritica. Tanto restano seguitissimi da centinaia di fan. Che continuano a dar loro ascolto.
Sulla Le Pen c'è abbastanza materiale per capire i suoi legami col sionismo (tra l'altro le pagine e i blog "nostristi" che sostengono l'FN omettono di esprimersi sulla questione Israele) e la funzione da essa esercitata di "fascistizzazione morale" della Russia di Putin, cioé della nazione che fa da punta più avanzata del fronte dei paesi BRICS ed alleati. Come a voler sganciare la Russia dalla sua collocazione nel fronte che comprende l'Iran sciita, chavismo, baathismo, ecc. ed inserirla tra i "massimi teorici" peracottari dell'opportunismo destro-nero salviniano, borgheziano, casapoundino, le cui compromettenti collusioni con il governo golpista di Kiev e con i sentimenti antirussi e maccartisti sono durature.

Pasquino
Pubblicato da Andrea Russo alle dicembre 19, 2015 Nessun commento:
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martedì 15 dicembre 2015

Né omofobia né ideologia gender

È vero, esistono una propaganda lgbt ed un'ideologia gender. Ma la loro giusta condanna non deve essere motivo per spingersi a condannare gli omosessuali tout court. 

Il cosiddetto gender è un tentativo di incentivare (nel futuro) lo sviluppo di sessualità semplicemente confuse, manipolate dall'esterno come ulteriore fattore di indebolimento dell'Io dell'essere umano, perché degli individui resi perennemente incerti della propria identità saranno capaci solo di legami relazionali perennemente instabili, determinando una società nel complesso più disgregata. 

Questo però non significa che c'è un complotto per trasformarci tutti - qui ed ora - in gay e transessuali, o che tutti gli omosessuali di oggi siano il risultato di una "creazione del potere". 

Più che altro, ci suggerisce che anche la sessualità è uno dei tanti aspetti della vita di un essere umano nel quale il meccanismo di potere (capitalistico) può agire prepotentemente per i suoi fini dannosi, ammantati di una "libertà di scelta" che nel concreto corrisponde invece all'imposizione di una scelta ("tolleranza repressiva", si sarebbe detto un tempo).
Pubblicato da Unknown alle dicembre 15, 2015 Nessun commento:
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lunedì 14 dicembre 2015

Dalla parte della Russia, ma con le idee chiare



Ultimamente l'azione di Putin in Siria ha contribuito ad accrescerne, per fortuna, la popolarità in Italia. Tra i tantissimi putiniani dell'ultim'ora, però, sono diffuse alcune tesi sgangherate, basate sugli stessi teoremi dei russofobi della sinistra filo-occidentale (tra cui quello dell'asse finanziario fascista Putin-Salvini-Le Pen, già smentito in altre sedi). Pertanto, il Presidente russo passa come novello esponente del "fascismo" ad opera sia dei detrattori che di molti sostenitori. I secondi, volendo incasellare forzatamente il personaggio nei propri semplicistici schematismi personali, commettono tutta una serie di strafalcioni logici e ideologici che poi i primi utilizzano cercando di tirare acqua al proprio mulino. 

In primo luogo, Putin "per fortuna" avrebbe impedito il ritorno del comunismo, "resosi conto dei mali che ha arrecato al proprio paese" nel tempo in cui operava nel KGB. Comunismo che, ovviamente, è stato la massima espressione del solito complotto giudaico-massonico per dominare il mondo; cos'era del resto l'URSS se non un "alleato", anzi, una creatura degli Stati Uniti? (...)
Putin quindi, in quanto anticomunista, anche esponente del "socialismo nazionale" di... Hitler e Mussolini, unici nemici della cospirazione giudaico-bolscevica che si sa, è stato il fattore di tutte le vicende storiche (quelle che non si ha voglia di studiare e analizzare). 
E naturalmente, non manca la glorificazione della Russia come "baluardo della cristianità" contro l'islam; secondo una chiave di lettura squisitamente (guarda un po') da neocon americani. Vengono in mente certi pessimi fotomontaggi al computer circolanti su facebook, col ritratto di Putin abbinato a una frase falsamente attribuitagli, del tipo "sveglia occidente! c'è il complotto dei musulmani! solo io vi sto difendendo!". Praticamente una Fallaci mascolina trapiantata in Russia, che difende la "civiltà cristiana" dall'ateismo senza valori, anch'esso colpa unicamente del "comunismo" portatore di aborto e di omosessualità; quest'ultima, frenata dalla famosa legge "anti-gay" di Putin, il quale viene eretto ad emblema di un "cristianesimo" cattofanatico, oscurantista e reazionario, ed è imbarcato non solo nella lotta (giusta) all'ideologia gender, ma agli omosessuali in generale visti come una minaccia tout court. Nonostante la legge in questione si limiti a perseguire penalmente la sola propaganda gay (delle lobby gay - filoamericane e filoisraeliane).

Innanzitutto ci si dimentica, o non si è a conoscenza, del fatto che la Russia ha sottoscritto innumerevoli patti di collaborazione politico-economica e militare con i governi dei paesi progressisti, socialisti e rivoluzionari latinoamericani (quelli dell'ALBA). Difatti, principali alleati di Putin sono il chavismo venezuelano, Evo Morales e Fidel Castro. Lo stesso Putin ha condonato a Cuba il suo debito verso la Russia, regalando alla Rivoluzione Cubana ben 26 miliardi di euro, promuovendo ivi nuovi investimenti nelle infrastrutture. Senza contare l'intesa geopolitica con la Cina e la Corea del Nord. Come si spiega?
Inoltre sulla politica estera, come su vari punti di politica interna, Vladimir Putin è supportato del Partito Comunista della Federazione Russa di Gennadij Zyuganov. Zyuganov fra l'altro, insignito di un'alta onorificenza statale (dell’ordine “Aleksandr Nevskij”) proprio per decreto di Putin, il 23 giugno 2014. 
Qual'è il problema, la sinofobia? L'anticomunismo maccartista? Si può guarirne. Come anche dalla russofobia.
Intanto, sarebbe bene evitare di mettere sullo stesso piano le esperienze di socialismo sudamericane, africane ed asiatiche (tra cui quella sovietica) e l'infame "comunismo occidentale", quello da cui è nata la "sinistra", la sponda del capitalismo e della sua propaganda degenerata. Come pietra di paragone si prendano proprio i rapporti con la religione: i comunisti russi hanno già pubblicamente abiurato l'antica posizione anti-religiosa, per bocca proprio di Zjuganov che è in ottimi rapporti con il capo spirituale della Chiesa ortodossa russa; il Patriarca Kirill/Cirillo... anch'egli sostenitore di Putin.

L'idea di unità nazionale espressa dal putinismo in Russia dimostra insomma come i valori spirituali del cristianesimo ortodosso, i valori laici (non permissivisti) e l'apporto ideologico del socialismo possano convergere. Gran parte dei russi stessi è tanto legata alla Chiesa ortodossa quanto nostalgica dei diritti sociali del sistema sovietico, distrutto da un vero esempio di ex-comunista nichilista: Gorbaciov (che tuttavia nel 1989-91 sarà stato sicuramente lodato e incensato dagli attuali cristianisti, per aver fatto crollare l'URSS insieme a Wojtyla, Lech Walesa e ad altri testimonial del cattolicesimo filoatlantico).

Chi quindi è convinto di vedere in Russia una guerra tra cristianesimo sanfedista, il bene, ed un asse del male di "comunisti" (quindi automaticamente anche usurocrati-ebrei-massoni-atei-satanisti) non sa cosa dice. Anzi, impedisce ad altri di capire come dovrebbero crearsi anche da noi le condizioni favorevoli per una convergenza politica tra cristianesimo cattolico e ortodosso, post-marxismo ed antimperialismo sovranitario (e magari anche islam, ovviamente emendato di ogni deviazione taqfirita, wahhabita e salafita).
Del resto, la colpa vera è di certi autori a cui si dà ascolto. Si consideri la balordaggine di alcuni "sovranisti" ed euroscettici secondo cui in occidente non c'è il capitalismo (finanziario e globalizzato), ma una forma di economia statalizzata, anzi, addirittura collettivista e socialista (sic!). Ecco, il genere di "teorici" è questo.

Quanto al patriottismo di Putin in difesa della sua nazione, scambiato per nuova incarnazione del "vero socialismo di Hitler e Mussolini" contrapposto al bolscevismo creatura "degli ebrei massoni", sfugge come in realtà la componente determinante di quel patriottismo sia... ops, l'antifascismo-antinazismo.
Sia chiaro, resta ripugnante l'antifascismo italiano, con il suo stantio uso strumentale in nome della lotta a un inesistente 'neofascismo dilagante'. Di dilagante, c'è solo l'ideologia attuale del potere, quella del politicamente corretto; e i neofascisti sono 4 gatti (utili come saltuaria manovalanza del potere, come i centri sociali okkupati). 
Cosa diversa è invece l'antifascismo in Russia. Dove nella coscienza del popolo (il popolo vero, non gli oriundi riccastri emigrati negli Stati uniti et similia) il patriottismo è soprattutto memoria indelebile delle atrocità dell'occupante nazista contro la popolazione, e della resistenza contro di esso. Sin dagli inizi della sua carriera, Vladimir Putin ha cementato il sentimento nazionale richiamandosi alla memoria di quelle vicende per affrontare i pericoli futuri. Pericoli che attualmente, sul fronte ucraino, provengono dai neoeredi dichiarati proprio del collaborazionismo filonazista etnorazzista ed antirusso sconfitto nel '45, ora riesumato per realizzare gli obiettivi geo-strategici di UE, NATO, Gladio, CIA. 
Del resto, ci si potrebbe aspettare diversamente da un uomo che s'incontra con i veterani della Seconda Guerra mondiale per complimentarsi con loro, e che aveva pensato addirittura di ripristinare il nome di Stalingrado per la città russa simbolo della resistenza antinazista? 

Ancora Putin si è dichiaratamente espresso contro l'equiparazione del comunismo al nazismo, ed il 5 Maggio 2014 ha firmato una legge sulla responsabilità penale in caso di riabilitazione pubblica del nazismo o di negazione dell'olocausto. Se non bastasse, il 21 Novembre dello stesso anno l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una nozione della Russia che condanna il nazismo in tutte le sue forme; unici paesi a votare contro sono stati Canada, Ucraina e Stati Uniti d’America; astenuti 50 paesi tra i quali pressoché tutta l'UE (Italia compresa).

Infine, in merito alla tesi di un presidente russo teocon, alle prese con una nuova Lepanto contro le "bestie musulmane che conoscono solo odio", Putin il 23 settembre 2015 ha inaugurato una nuova grande moschea nella capitale russa. In un paese nel quale i musulmani sono 20 milioni, 2 milioni nella sola Mosca, non si potrebbe fare diversamente per assicurare la convivenza pacifica di tutte le culture e religioni nel pieno rispetto fraterno e reciproco.

Pasquino 
Pubblicato da Andrea Russo alle dicembre 14, 2015 Nessun commento:
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mercoledì 9 dicembre 2015

L'Holodomor: davvero un "crimine sovietico"?

Di tanto in tanto faremo qualche incursione nella storia politica meno recente, necessaria anche per capire il presente.
In questo caso, ci occupiamo della carestia dell'Holodomor, episodio storico che dovrebbe dimostrare la natura mostruosa dello stato sovietico e del comunismo in generale. Qui forniamo una ricostruzione storica... un po' diversa. Tratta da questo link.

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Chi pianificò la carestia nell'URSS nel 1932-1933?

La vicenda dell’Holodomor viene riutilizzata dai media ogni volta che l'Ucraina è in procinto di riavvicinarsi alla Russia. Giusto per ricordare a quanti non sono a conoscenza di questa tragedia, nel 1932-1933 ci fu una grande carestia in tutta l'Unione Sovietica che mieté un numero senza precedenti di vite (fino a 7 milioni di vittime, secondo alcune stime discutibili). Paradossalmente la carestia afflisse soprattutto aree fertili nel Caucaso del Nord, nel bacino del Volga, negli Urali del Sud, in Siberia occidentale, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan. Negli ultimi dieci anni molti storici occidentali  sono stati spinti a elaborare la teoria che la tragedia della carestia fosse un atto deliberato di genocidio commesso dal governo di Stalin contro gli ucraini . Prendiamo in considerazione i fatti storici e cercare di avvicinarci alla verità per quanto riguarda la questione delle origini e le condizioni di quella orribile carestia in URSS.
Prima di tutto dobbiamo dire qualcosa sull’oro, che sorprendentemente non è sempre un mezzo di pagamento...
Nei primi anni ’20 l’appena costituita Unione Sovietica era in ansia per il ripristino della sua industria totalmente distrutta dopo la prima guerra mondiale e la guerra civile in Russia (1918-1921). I sovietici avevano disperato bisogno di macchinari moderni e attrezzature industriali. Come potevano pagarlo? Il governo sovietico era in grado di offrire al mercato internazionale tre tipi di materiale: grano, minerali e oro.

La conferenza di Genova nel 1922 introdusse il nuovo sistema di scambio aureo (Gold Standard). Sin dalla fine del 1922 l'Unione Sovietica emetteva il Chervonets d'oro - una nuova moneta totalmente ricavata dalle riserve auree e convertibile a sua volta in oro. Nel 1923 il Chervonets sovietico fu una delle valute più stabili e sicure del mondo. Rappresentava chiaramente un pericolo per l’emergente epicentro finanziario mondiale - gli Stati Uniti d'America. Il peso economico e finanziario degli Stati Uniti crebbe sorprendentemente per effetto della guerra globale. Quel paese fu uno dei pochi che beneficiarono della carneficina umana avvenuta in Europa degli anni ’10. Ma i già citati Bolscevichi emersero vigorosamente come rivale inaspettato ...
Nel 1924 il Chervonets fu sostituito da un rublo meno pesante senza equivalente in oro. La minaccia al dollaro americano e alla sterlina britannica si attenuò. In cambio l’Unione Sovietica venne riconosciuta da Regno Unito, Francia, Norvegia, Austria, Grecia, Svezia, Danimarca, Cina, Giappone, Messico e altri paesi. All’epoca gli Stati Uniti possedevano il 46% delle riserve d'oro del mondo capitalista.
Nel 1925 la leadership sovietica decise di accelerare l'industrializzazione del paese. Quasi incredibilmente, nonostante gli enormi avanzamenti economici che tali politiche avrebbero comportato, i paesi occidentali rifiutarono di accettare l’oro come pagamento nelle transazioni commerciali con l'Unione Sovietica! Questo incredibile gesto è ricordato nella storia come il "blocco dell’oro". L'URSS avrebbe potuto pagare macchinari e attrezzature esclusivamente cedendo petrolio, legname e cereali. (È interessante notare che accettavano ancora le monete d'oro russe imperiali emesse prima della Rivoluzione  - la valuta di uno stato inesistente non era pericolosa!)
Nel 1929 i banchieri statunitensi avviarono la Grande Depressione. Il breve periodo di stabilità dei tassi di valuta internazionali era finito.
Nel 1931 Germania e Austria non riuscirono a ripagare il debito estero e smisero di convertire i marchi in oro, abolendo quindi il Gold standard. Dall'autunno 1931 anche la Gran Bretagna sospese il Gold standard.
Come si vede, a quel tempo sarebbe stato logico e naturale rimuovere il blocco dell’oro dell'Unione Sovietica, permettendo così all'oro sovietico di alleviare le annaspanti economie occidentali. Ma la decisione che assunsero in quelle circostanze era scioccante nella sua assurdità. Non solo mantennero in vigore il blocco verso l’oro dell'URSS, ma imposero anche un severo embargo commerciale sulla maggior parte delle esportazioni sovietiche! Fu fatto nonostante l’acuta crisi economica in Occidente nel quale la maggior parte dei produttori erano interessati a qualsiasi tipo di richieste, specialmente quelle pagate in oro, legname, petrolio e altre materie prime provenienti dall'Unione Sovietica. Es. nel 1932 l'80% dell’esportazione britannica di macchinari erano destinate all'URSS. Tuttavia, il 17 aprile 1933 il governo britannico introdusse l’embargo: con il Russian Goods (Import Prohibition) Act del 1933! Con quale logica? Fu una decisione politicamente motivata, per fare pressione sul tenace governo sovietico la cui ideologia e struttura economica erano antagoniste.
Il commercio tra l'Occidente e l'URSS si interruppe del tutto? Assolutamente no. La domanda sovietica di tecnologie e macchinari occidentali era anche più elevata di prima: l'industrializzazione era a forte velocità. Ma ora l'Occidente richiedeva un unico mezzo di pagamento: il grano sovietico! (La stranezza di questa richiesta è spiegabile con il fatto che da quel momento le valute dei paesi più rurali erano significativamente svalutate e la domanda di cereali sul mercato mondiale si era abbassata del 50-70%!)
Il governo di Stalin dovette fare una scelta: o rinunciare a ricostruire l’industria, ed arrendersi all’Occidente, o continuare l’industrializzazione, portando a una terribile crisi interna. Se i bolscevichi avessero sottratti il grano ai contadini, sarebbe stata elevata la probabilità di una carestia che, a sua volta, poteva condurre a disordini interni e alla perdita del potere. Quindi, a prescindere da quello che Stalin avrebbe scelto, l'Occidente sarebbe stato il vincitore. Stalin e il suo entourage decisero di forzare la loro strada e non fermarsi davanti a nulla.
Il governo raccolse il grano e lo inviò per l'Occidente, ma non per far morire di fame parte della  popolazione nazionale, ma perché non c'era altro modo di poter pagare la fornitura di macchinari.  Stalin aveva riposto tutte le sue speranze su un nuovo raccolto. Si rivelò insufficiente, però, perché il paese era stato colpito da siccità. L'URSS non era in grado di acquistare cibo in cambio di oro (blocco dell’oro) o di valuta (che non c’era per effetto dell'embargo).  Si tentò con urgenza di acquistare scorte di grano dalla Persia, che aveva deciso di accettare oro. Le autorità non fecero in tempo, tuttavia, perché la catastrofe era già in corso.

Tra il 1932 e il 1933, migliaia e migliaia di persone morirono e soltanto successivamente  l'Occidente tornò ad accettare petrolio, legname e metalli preziosi dai sovietici.
Nell'ottobre 2008, il Parlamento europeo ha qualificato l'Holodomor in Ucraina come un crimine contro l'umanità. La colpa è stata attribuita all'"URSS stalinista". Tuttavia, la relazione del Parlamento europeo non ha fornito risposte a due domande:
• perché i capitalisti si comportarono "in modo strano", rifiutando di accettare l'oro di Stalin?
• perché pretendevano di ricevere come pagamento il grano dall'URSS?
Non c'è né verità né logica nelle relazioni del Parlamento europeo. La verità è che nel 1934, le esportazioni di grano dall'URSS completamente fermato. Per ordine del governo sovietico ...
La carestia del 1932-33, organizzata con cura dall'Occidente, non ebbe l'effetto desiderato: i bolscevichi rimasero al potere. Proseguirono con l'industrializzazione. Le misure economiche non ebbero alcun effetto - Stalin intendeva ricostruire il paese a qualsiasi prezzo. Rimanevano solo le misure militari. E proprio nel 1933 Adolf Hitler, che aveva parlato apertamente delle sue mire espansionistiche verso le vaste pianure russe, salì al potere in Germania...


Questa pubblicazione si basa sul capitolo di un libro dello storico russo Nikolay Starikov “Crisis. How It Is Being Done”, uscito nel 2011.

Traduzione di: Pasquino
Pubblicato da Unknown alle dicembre 09, 2015 Nessun commento:
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martedì 1 dicembre 2015

Non è Salvini a stupirci.

Era il 14 agosto 2015:

Salvini: “I viaggi in Israele e Usa sono due snodi fondamentali. Una delle persone che intendo incontrare è Avigdor Lieberman (leader del partito di destra Israel Beytenu, ndr), che ho già visto in Italia e che mi ha molto colpito”. 

Vedrà anche il premier Netanyahu?

S.: “Non ambisco a tanto. Mi interessa portare in questi Paesi le nostre proposte di governo, spiegarle di persona, perché penso che nel 2016 la Lega possa andare al governo in Italia”. 

Per sbarcare in Israele c’è però il problema del suo rapporto con Casa Pound, su posizioni molto anti-israeliane…

S.: “I problemi di Israele sono ben altri, dall’Iran alla Turchia che fa poco contro l’Isis. Casa Pound è l’ultimo dei problemi. Io vado come segretario della Lega. Punto. E non incontrerò certo i filopalestinesi…”. 

Il suo viaggio americano che obiettivi ha?

S.: “Per noi la reaganomics resta un riferimento fondamentale sui temi delle tasse, della concorrenza. Il nostro riferimento è chi pensa a una economia di questo tipo”.

......
Reaganomics in economia, sostegno allo stato sionista in politica estera. Non ci stupisce quindi che adesso Matteo Salvini, intervistato su La7 a Otto e mezzo, abbia sostenuto la cacciata del legittimo governo di Bashar al-Assad.
Non è certo "tradimento" il suo, ma un logico approdo, considerate quelle che erano le premesse. Ci avvilisce, piuttosto, che siano altri a "stupirsi". Stupirsi di cosa? Ma davvero ci si poteva illudere che il segretario della Lega fosse la giovane e promettente novità del panorama politico? Che si trattasse di un convinto sostenitore della sovranità, della lotta al dominio USA-UE, all'imperialismo e alla globalizzazione, in nome del multipolarismo e del "socialismo"? Socialismo che solo i visionari gli hanno appiccicato addosso?

Al ruspante padano neanche la parte del filorusso gli era riuscita, con tutti i legami della sua Lega "partito nazionale" con estremisti di destra sostenitori di Pravy Sektor e dei golpisti nazisti ucraini, nemici giurati di quella Russia della quale Salvini voleva spacciarsi per referente. 

Nessuno sembra aver imparato da quello che è successo due anni fa con Beppe Grillo. Il copione si ripete sempre, immancabilmente, uguale di anno in anno. Ci sono i fanboy "sovranisti" per i quali l'uscita dall'Euro, dalla NATO e dal capitalismo si potrebbe attuare in 24 ore, e non vogliono aspettare oltre. Vogliono un leader buono, sul cavallo bianco, che dia loro tutto e subito. Ed il leader arriva. Il capo carismatico di un partito che alla vigilia di una campagna elettorale, intuisce la nicchia di mercato e perciò cambia (esteriormente) pelle. Il massimalismo verbale, ogni tanto, paga. E così lanciando qualche "proposta indecente" nella forma di facili slogan: No euro, w la Russia, abbasso Obama, e così via. Tanto, tutto l'impianto ideologico del partito resta uguale a prima, con le stesse posizioni: balle mediatiche e confindustriali, visite ad ambasciate statunitensi, proposte di privatizzazione, analisi confusionarie, giustizialismi, destrismi o sinistrismi.
Ma intanto i fanboy si sono già innamorati del loro nuovo beniamino: il "meno peggio in circolazione", lui almeno "parla in televisione e fa conoscere le nostre posizioni"; "bisogna votarlo senza se e senza ma".

Alla fine però... il meno peggio si dimostra essere il peggio. I fan innamorati delusi piagnucolano per le loro speranze tradite, ed allora si spaccano in due. Quelli che confidano ancora nel "ritorno alle origini", possibile se si correggono gli "errori" (errori li chiamano!). E poi quelli che si mettono alla ricerca di un nuovo fantoccio, di un nuovo cerchiobottista con la lingua a Mosca e il portafoglio a Strasburgo, a Bruxelles, a Washington o a Tel Aviv. Cosiddetti intellettuali che prendono le distanze "delusi", ma senza mai fare autocritica, senza ammettere quanto ottusi e pericolosi siano stati nello spargere l'idolatria e la febbre elettorale tra la gente comune, gente che purtroppo li ascolta questi "intellettuali" e si fa abbagliare come loro. 

Ieri il partito di Grillo metteva lesto in soffitta il referendum contro l'euro che, sotto elezioni, era servito a galvanizzare i "liberi pensatori". Ed improvvisamente vedevi tutte queste frotte di grillini incendiari riscoprirsi antigrillini, freddi e lucidamente distaccati. Gli stessi che fino a prima deridevano chiunque non accettasse di confluire alla corte del califfo genovese. 
Oggi, ci sono i "nostristi", quelli per cui Salvini è la testa d'ariete della Russia di Putin e della lotta all'Unione Europea, ma starebbe "tradendo" commettendo l'"errore" di rifondare il centrodestra. E riecco la sceneggiata delle lettere aperte e accorate, in cui parlano a tu per tu con il grande capo, rimproverandolo ma suggerendogli di cambiare rotta. Senza mai osare rompere i legami. Se non tardi, decisamente troppo tardi, e soltanto per passare ad adorare un altro idolo. 

È il disgustoso fenomeno di riposizionamento trasformistico ed opportunistico tanto denunciato da quel Costanzo Preve di cui tanti "intellettuali" sciommiottano teoremi e proposte per poi andarli a suggerire... a Salvini, a Ferrero, a Rizzo o a Grillo. Questi, implicitamente ringraziano: c'è sempre bisogno di materiale nuovo nel caso finiscano i pezzi di ricambio per un nuovo maquillage alla facciata esteriore del proprio partito, in vista delle elezioni. 

Questi sono i fatti, e vanno pacificamente ammessi. Chiudere gli occhi e tifare Salvini solo perché dà fastidio ai boldriniani, ai vendoliani o ad altra spazzatura da centro sociale okkupato... che triste infantilismo politico. Speriamo che chi ha giocato con il fuoco in questo modo, si bruci, e lui soltanto.

A.R.
Pubblicato da Unknown alle dicembre 01, 2015 Nessun commento:
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sabato 28 novembre 2015

Meglio "analfabeti funzionali” che pappagalli da tastiera

Da tempo l’OCSE, scatola cinese sovranazionale d'impostazione ultraliberista, lancia allarmi sui presunti difetti del popolo italiano (gli studenti italiani sono i meno bravi in matematica; gli operai italiani sono i meno produttivi d'Europa, ecc.); difetti che si correggerebbero, manco a dirlo, con le “riforme strutturali” imposte dai mercati finanziari ai nostri governi.
Ma l'ultima campagna di mistificazione, diffusa da organi come Repubblica e presa puntualmente per oro colato dagli utenti medio-semicolti della rete, riguarda il cosiddetto "analfabetismo funzionale". Un neo-luogo comune che sta prendendo piede soprattutto grazie al passaparola virtuale di quegli indignados da tastiera il cui massimo orizzonte culturale è fare il verso a Matteo Salvini e alle sue scemenze. Quasi tutti, non a caso, si riconoscono nella “sinistra”, la parte più autoreferenziale e classista della popolazione italiana.

Il popolo italiano deterrebbe il record mondiale di analfabetismo funzionale. Il 47% della popolazione tra i 16 ed i 65 anni, come i solerti semicolti dimostrano copincollando in giro una credibilissima tabella di Wikipedia (proprio quella di cui solitamente sostengono di non fidarsi).
Ma chi è di preciso l'analfabeta funzionale? Anzitutto, colui che "pur sapendo leggere un articolo di giornale, non riesce ad estrapolarne i concetti base". Cioè, "non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano".
Visto che per “quotidiano” s'intende la sola stampa ufficiale, e per "articoli" il concentrato giornaliero di censure e manipolazioni diffuse dalla suddetta stampa, è solo un bene che i cittadini non recepiscano i "concetti base". Ma evidentemente per chi ha condotto la ricerca OCSE la stampa ufficiale è una fonte neutra, sempre affidabile.
Ad essere valutata, infatti, è solo la facoltà degli individui di capire un testo, non (come si potrebbe credere) la loro attitudine a valutarlo in modo critico. In sostanza, l'analfabeta è chi non capisce il linguaggio dei pennivendoli e dei cosiddetti "esperti". Linguaggio che spesso e volentieri è zeppo di cifre gonfiate, di citazioni a caso, di insopportabili tecnicismi e sofismi, fatto apposta per confondere le idee (per poi manipolarle). Ahi ahi caro italiano medio, se non capisci gli "esperti" è solo colpa tua!

L'altro difetto del neo-analfabeta è che "dinnanzi a situazioni di ordine generale, tende ad utilizzare solamente la propria esperienza personale per poter elaborare un giudizio". Parole sante! Perché fare affidamento sulla propria esperienza realmente vissuta? Possiamo conoscere il mondo attraverso la televisione, i film e i giornali; fidandoci ciecamente di “esperti” e opinionisti vari per i quali tutto va bene e viviamo nel migliore dei mondi possibili. Meglio fare a meno di confrontare la loro descrizione della realtà con quello che vediamo con i nostri occhi o subiamo sulla nostra pelle tutti i giorni. 

Elaborare una notizia secondo l'esperienza personale è dunque da ignoranti perché si "generalizza". Fin troppo ovvio il riferimento agli “italiani razzisti”, che danno filo da torcere ai sinistrati multicolore sui social network.
A fare una stupida generalizzazione, però, sono gli stessi "antirazzisti". Se ci astenessimo tutti dal fare considerazioni generali partendo da episodi personali... Giungeremmo a sostenere non solo l'inesistenza del problema sicurezza (per colpa dei soli immigrati o no, va stabilito in altra sede) ma per analogia anche di ogni altro problema o situazione "generale", e generale proprio perché ci riguarda tutti in via "particolare". La consapevolezza dei problemi resterebbe limitata all'individuo e al suo privato, invece di essere collettiva. Ma come si fa non accorgersi di tutta la stupidità che si annida nel manicheismo degli "osservatori" dell'OCSE?

Altra conferma del record di analfabeti funzionali sarebbe il fatto che in Italia "proliferano bufale, sia di carattere scientifico sia politico".
Assioma che, com'è facile intuire, si riferisce a tutti i contenuti difformi dai messaggi diffusi dai grandi media e dai canali di conoscenza istituzionalizzati. Contenuti messi in uno stesso calderone con certi allarmismi esagerati che si propagano nelle fasce inferiori della popolazione (e che talora hanno un fondo di verità, ma che importa? Sono fesserie per gente di basso ceto, no?). 
A fabbricare le vere bufale, però sono gli organi d'informazione "autorevoli" (di cui talvolta vengono smascherate platealmente certe patacche riciclate) e spesso anche i semicolti, ossia i soggetti che idealmente si contrappongono agli analfabeti funzionali.
Vedi ad es. gli "antirazzisti" che vantano di aver creato e diffuso false notizie di crimini commessi da extracomunitari, per denunciare - dicono - il "razzismo degli italiani creduloni", facendosi beffa di tutti gli altri casi autentici e gravi di cronaca nera (spesso impuniti).
Insomma, come nel caso dell'"esperienza personale", si screditano tutti i contenuti che potrebbero indurci a guardare il mondo soprattutto attraverso la nostra autonoma riflessione su fatti autentici. "Nostra" di noi come "popolo", oltre che come singoli.

Visto che siamo analfabeti, scegliamo "politici che si rivolgono alla "pancia" della popolazione, ottenendo un gran numero di facili consensi".
Già, per i benestanti è sbagliato a prescindere parlare "alla pancia" della comunità, cioé occuparsi dei suoi problemi concreti: come le tasse sempre più alte, il degrado e la criminalità, l'impoverimento dei lavoratori, la chiusura delle piccole medie imprese, l'inefficienza dei pubblici servizi, la malasanità... Tutto frutto di "generalizzazione" e di "bufale".
La 'buona politica', invece, è la reiterata declamazione di formule retoriche sulla libertà e l'uguaglianza, di discorsi astratti che non incidano mai sulle condizioni della comunità. Chi affronta questioni pratiche con ricette radicali e soddisfacenti cerca solo "facili consensi”.
La 'buona politica' invece, richiede consensi 'difficili'.... Praticamente non ne ha bisogno. È antipopolare.
Gli analfabeti funzionali pensano solo alla pancia, cioè alla loro condizione economica e sociale sfavorita. Invece bisogna pensare “col cervello” o "con il cuore". Come chi, avendo la pancia piena, si occupa di battaglie prioritarie, come... la chiusura delle sedi fasciste, la condivisione virale di video sulle famiglie gay e lesbiche, o un bell'assalto ad ambasciate iraniane, libiche, russe o siriane. 

Naturalmente il facebookaro medio non dorme tranquillo sapendo di vivere in una nazione di analfa-funzionali. “Questi votano”.
E allora, ragliano i commentatori all'unisono, “bisognerebbe togliere il diritto di voto a certa gente”. Tradotto, chi non vota le forze del progresso e della “cultura” (PD, Scelta civica, Rifondazione, SEL) dev'essere estromesso dalla cosa pubblica. A costo di reintrodurre il suffragio censitario. Toh. Sono “antirazzisti”, lottano per la libertà e la democrazia, ma parlano da aristocratici, da monarchici ottocenteschi, da reazionari. 
Poi c'è chi propone correttivi: "dovrebbe votare solo chi ha letto almeno una volta un libro" (perché chi legge quintali di libri è automaticamente più saggio e intelligente, secondo loro). Ma sono tutti d'accordo nel ritenere che gli analfabeti costituiscono un pericolo non solo in quanto votano ma "lavorano, scrivono, condividono", e perfino respirano. 

I paladini del "senso critico" non vengono mai sfiorati dall'idea di essere loro stessi ignoranti e superficiali. Tra di loro, basta aver detto una battuta cretina contro Salvini per esser considerati dei geni. 
Eppure, sono costretti ad ammettere il “tasso di abbandono scolastico ancora elevatissimo”, il “bisogno di una seria politica di riforma della scuola” e “l'eccessivo nozionismo” che “rende lo studente, anche quello con voti molto alti, poco incline al ragionamento e allo sviluppo di un senso critico”.
Ma allora se sono questi i fattori della neo-ignoranza, perché prendersela con chi, da lungo tempo, ne subisce solo gli effetti? Dopo tutti gli slogan “contro chi ci vuole ignoranti” che da "ciovani" i radical chic intonavano nei cortei studenteschi, qui si generalizza parlando di popolino retrogrado e ritardato per colpa sua e non di chi lo vuole tale?

Questi fini politologi si sono mai fatti delle domande su tutti questi punti? Pare di no. E purtroppo sono anche in bella compagnia.
Anche i cosiddetti "sovranisti" che fustigano l'ipocrisia della sinistra atlantica e globalizzatrice,  infatti, credono allo spauracchio dell'analfabetismo funzionale. Cambia poco rispetto ai vari sinistri vendoliani e da centro sociale. Gli uni definiscono l'italiano medio un potenziale fascista, grillino o leghista. Gli altri, invece, spesso la Lega o i 5 Stelle li appoggiano. Ma tutti ugualmente si scandalizzano per l'”ignoranza” dell'uomo della strada, pensando di poterla guarire con le loro statistiche, con i pianti greci e con le grida stridule di sdegno sulla serva Italia di dolore ostello. Senza rimuoverne mai le cause a monte. 
Puntano il ditino contro chi non la pensa come loro, dandogli dell'analfabeta funzionale, invece di illuminarlo con la forza dei loro argomenti.
Sempre ammesso che questi siano validi. 

A.R.
Pubblicato da Andrea Russo alle novembre 28, 2015 Nessun commento:
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venerdì 20 novembre 2015

Diffamatori libertari

Potrei sbagliarmi, ma complementari alla fallacia delle Fallaci e degli Allam sono i ciucci e presuntuosi alla Paolo Barnard, che in sintesi dice "stanno reagendo perché ci odiano, vogliono vendicarsi di come li abbiamo massacrati". Seguono puntualmente 20 miliardi di improperi vero i suoi lettori. 
L'ignorante non riesce a capirlo: non esiste nessun "ci odiano" e nessun "abbiamo"! I popoli occidentali ("idioti" per Barnard) non hanno deciso loro di tenere sotto il tallone i popoli del medio oriente; lo hanno deciso i governi occidentali, gli unici veri responsabili del colonialismo, vecchio e nuovo! Allo stesso modo, i popoli del medio oriente fanno parte di situazioni e contesti geopolitici peculiari gli uni rispetto agli altri, mentre il Barnard sembra trattarli come un aggregato indistinto di vittime straccione in mezzo al deserto piene di nobile risentimento infiammato dalla religione. Su questo assume lo stesso assioma della Fallaci, anche se "a rovescio": civiltà occidentale vs arabo-islamici in blocco che provano odio. Odio che per la Fallaci ha radici religiose e di inferiorità razziale-culturale; per Barnard ha radici economiche e storiche più o meno giustificabili. Ma la banalizzazione dei fatti è identica. Il succo cavato dalle due (teste di) rape è lo stesso. D'altronde, il fatto che entrambi siano stati inviati speciali "libertari" per testate giornalistiche 'rispettabili', dal Corriere alla RAI, sembra dire molto su quale sia il loro sguardo (occidentalizzato) sul mondo. 

Non c'è alcun "reagiscono". Il popolo siriano non reagisce all'aggressione occidentale mandando terroristi integralisti a Parigi, ma (come già tentò di fare la Libia) combattendo sul suo stesso territorio gli invasori ISIS (dei vendicatori per Barnard). La Siria non si sta vendicando, difende la propria sovranità e il suo governo legittimo, laico e socialista, governo infangato dall'alfiere della MMT come "dittatura sanguinaria" in buona compagnia dei mass-media bugiardi che Barnard dice tanto di odiare (ma tant'è, lui è la sola fonte di verità su tutti gli altri galli del pollaio del "giornalismo" complottaio ex travagliato-vulpiesco, con cui da 6 anni è ancora in contenziosi personali). I terroristi SIIL sono ben altra cosa, non stanno vendicando i popoli arabi dai massacri del passato. Sono marmaglia addestrata e finanziata dai governi atlantici, dai sionisti e dagli sceicchi ed emiri del wahabitismo-salafismo. Non sono gli arabi e/o musulmani in blocco che "ci odiano" e si organizzano per farcela pagare. Sono pedine imbottite di denaro e armi da chi punta all'attuazione di piani militari e strategici ben pianificati in occidente per colpire certi paesi e certi governi. Senza di mezzo templari, massoni, scie chimiche e altra roba fessa che Barnard rinfaccia rabbioso a chiunque abbia una visione diversa dalla sua, nel tentativo di proporre come dietrologia giusta solo la propria e di far passare per complottista visionario chi invece è storico, filosofo od osservatore serio. 

In sintesi, si fa passare l'idea per cui la reazione del mondo arabo a decenni di imperialismo sarebbe il terrorismo stragista ISIS, come se fosse l'unica in atto e quindi la sola da giustificare. Non la resistenza dei popoli bombardati e non gli ultimi scampoli di socialismo arabo. Ma del resto, per il vate della 'Censura legale' la speranza per i popoli del Terzo mondo e per i migranti non è rappresentata da figure come Gheddafi, bellamente ignorate. No, dal "Piano Marshall" di... Franco Frattini, proprio l'ex ministro degli esteri che ha avallato la propaganda anti-Gheddafi e poi i bombardamenti sulla Jamahiriya che hanno causato la "strage dei barconi"; il miserevole ex-Manifesto e poi scissionista atlantico del PDL, famoso poi per il suo passaporto israeliano. 
Ci sarebbe da fregarsene di Barnard, se non fosse che non smette mai di delirare; dopo l'ennesimo addio rabbioso all'internet e al mondo crudele (e contro i suoi lettori masochisti) ritorna in pista con più pipponi di prima; si dovrebbe ignorarlo, se non fosse che i suoi scritti riemergono sul web come fiumi carsici (vedi il nuovo bollettino Economia Democratica, su FB) e c'è ancora qualcuno che vi da credito.

Pasquino
Pubblicato da Andrea Russo alle novembre 20, 2015 Nessun commento:
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sabato 14 novembre 2015

La creatura americana: l’alleanza tra Usa e Isis svelata in 26 punti

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La creatura americana: 26 punti che svelano l’alleanza tra Usa e Isis  

La guerra al terrore è in realtà un supporto all’Islam radicale. La creatura americana compie 40 anni: 26 punti che svelano l’alleanza tra Usa e Isis. Un professore emerito dell’Università di Ottawa, in Canada, ha spiegato in 26 concetti perché lo Stato islamico è un importante alleato degli Stati Uniti e come la “guerra al terrore” è in realtà un supporto all’Islam radicale.
“La guerra degli Stati Uniti contro lo Stato islamico è una grande bugia.” Così inizia il suo articolo Michel Cossudovsky, un economista canadese, scrittore e professore dell’Università di Ottawa, in Canada, pubblicato sul sito web del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione.
Dopo aver analizzato centinaia di documenti, il professore giunge ad una serie di conclusioni che a prima vista sembrano un paradosso: l’intera politica degli Stati Uniti relativa alla lotta contro il terrorismo in realtà serve gli interessi jihadisti, a loro volta, sono supportati e finanziati dal governo degli Stati Uniti. In 26 concetti Cossudovky spiega come è arrivato ad avere questa opinione.
Storia di Al Qaeda
1. Al Qaeda ed i suoi affiliati ricevono il pieno sostegno degli Stati Uniti quasi 40 anni fa, all’inizio della guerra sovietico-afghana (1979-1989).
2. In un periodo di dieci anni 1982-1992 circa 35.000 jihadisti provenienti da 43 paesi sono reclutati per la jihad afgana nei campi di addestramento della CIA (Agenzia di intelligence) in Pakistan. Migliaia di annunci, pagati dagli Stati Uniti, sono apparsi nei media di tutto il mondo per motivare i giovani a unirsi alla jihad.
3. L’Università del Nebraska, negli Stati Uniti, pubblica libri jihadisti per diffonderli, a quel tempo, nelle scuole dell’Afghanistan.
4. Osama bin Laden, il terrorista “numero uno” per gli Stati Uniti, è reclutato dalla CIA nel 1979 quando lancia la guerra jihadista patrocinata dagli USA contro l’Unione Sovietica in Afghanistan. Ha 22 anni quando termina la sua formazione nel campo di guerriglia della CIA.
5. Ronald Reagan, quarantesimo presidente degli Stati Uniti, chiama i terroristi di Al Qaeda “combattenti per la libertà”. Il governo statunitense fornisce armi alle brigate islamiche per combattere contro l’Unione Sovietica. Il cambio di regime porta alla fine del governo laico in Afghanistan.


Lo Stato islamico (IS)
6. Lo Stato islamico è inizialmente un’entità affiliata di Al Qaeda creata dai servizi segreti americani, con il sostegno del MI6 britannico, dal Mossad di Israele e dalle intelligence di Pakistan e l’Arabia Saudita.
7. Le brigate dell’Is partecipano con gli Stati Uniti e la NATO nella guerra civile in Siria diretta contro il governo di Bashar al Assad.
8. La NATO e gli alti funzionari turchi sono i responsabili del reclutamento di militanti dello Stato islamico e di al-Nusra (gruppo radicale islamico siriano) dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011.
9. Nelle file dell’Isis c’è una rappresentanza dell’esercito e dell’intelligence degli stati occidentali.Così, il MI6 britannico partecipa alla formazione dei jihadisti ribelli in Siria.
10. In una informazione della CNN il 9 Dicembre 2012 un alto funzionario statunitense e diversi diplomatici di alto livello ammettono che “Stati Uniti e alcuni alleati europei, attraverso militari specializzati, addestrano i ribelli siriani affinché garantiscano scorte di armi chimiche in Siria.”
11. La pratica delle decapitazioni dell’Isis fa parte di programmi di formazione degli jihadisti attuati in Arabia Saudita e Qatar.
12. L’Arabia Saudita, alleato degli Stati Uniti, libera dalle sue carceri migliaia di detenuti a condizione che si uniscano alla lotta dell’Isis contro Assad in Siria.
13. Israele sostiene le brigate di Is e al-Nusra nel Golan, un territorio conteso da Israele e Siria. Nel febbraio 2014 il primo ministro israeliano,Benjamin Netanyahu, visita un ospedale al confine con la Siria, dove stringe la mano ad un ribelle siriano ferito.


Siria e Iraq.
14. L’Isis agisce come un avamposto militare degli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati dal momento che causa distruzione e caos politico ed economico in Siria e Iraq.
15. L’attuale senatore degli Stati Uniti John McCain incontra i leader terroristi jihadisti, tra cui militanti dell’Isis, in Siria.

16. Lo Stato islamico, che presumibilmente resiste al bombardamento della coalizione guidata dagli Stati Uniti, continua a ricevere aiuti militari segreti dagli Stati Uniti.
17. I bombardamenti di Usa e dei suoi alleati non sono diretti allo Stato islamico, ma all’infrastruttura economica dell’Iraq e della Siria tra cui fabbriche e raffinerie di petrolio.
18. Il progetto del califfato si inserisce perfettamente nell’agenda della politica estera degli Stati Uniti da molti anni al fine di dividere Iraq e Siria in tre aree distinte: una repubblica del Kurdistan, un califfato islamico sunnita e una Repubblica araba sciita.
“La guerra contro il terrorismo”
19. “La guerra contro il terrorismo”, una campagna degli Stati Uniti iniziata nel 2001 e supportata da alcuni membri della NATO, si presenta come uno “scontro di civiltà”, quando in realtà persegue obiettivi economici e strategici.
20. Gli Stati Uniti appoggiano segretamente vari affiliati di Al Qaeda in Medio Oriente, in Africa sub-sahariana e in Asia per creare conflitti interni e destabilizzare i paesi indipendenti.
21. In questi gruppi si possono nominare Boko Haram in Nigeria, il Gruppo combattente islamico in Libia o Jemaah Islamiyah in Indonesia.
22. Le organizzazioni affiliate ad Al Qaeda nella regione autonoma di Xinjiang Uigur, in Cina, ricevono anche il sostegno degli Stati Uniti. Lo scopo dichiarato di queste organizzazioni jihadiste è di stabilire un califfato islamico nella Cina occidentale.
“I nostri” terroristi.
23. Il paradosso è che, mentre l’Isis è cresciuta grazie al sostegno americano, l’obiettivo “strategico” degli Stati Uniti è la lotta contro l’islamismo radicale del gruppo jihadista.
24. La minaccia terroristica è una creazione puramente americana che è promossa da altri governi occidentali e dai media. Sotto l’obiettivo della difesa della vita dei suoi cittadini, dall’altra parte libertà civili e privacy vengono violate.
25. La campagna anti-terroristica contro Al Qaeda e lo Stato islamico ha contribuito notevolmente alla “demonizzazione” dei musulmani, che vengono associati alle crudeltà dei jihadisti.
26. Chiunque metta in discussione la “guerra al terrore” è dichiarato terrorista e sottoposto alle numerose leggi anti-terrorismo approvate negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti.
Pubblicato da Unknown alle novembre 14, 2015 Nessun commento:
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lunedì 26 ottobre 2015

Diritti acquisiti. Non elemosina

Lettera di Antonella Currò, insegnante. Facciamo girare volentieri e invitiamo a fare lo stesso. 

"Grazie Renzi, grazie davvero! Quando ho visto l’accredito dei 500 euro mi sono quasi commossa… Grazie per aver pensato a me come ad una povera derelitta bisognosa di un obolo per potersi comprare un libro o un biglietto per il teatro…..grazie per avermi dato l’opportunità di potermi formare e acculturare tendendomi una mano per sollevarmi da quell’abbrutimento in cui ho vegetato finora, grazie soprattutto per la munifica benevolenza con cui hai perdonato i tuoi ingrati figli che ti hanno attaccato, osteggiato, deriso e solo oggi hanno capito quanto sono stati ingiusti con te e, cospargendosi il capo di cenere, sono tornati umilmente all’ovile ammettendo che poi, in fondo in fondo, questa buona scuola non è poi così male! 

Ci stai trattando come scolaretti somari da mandare a ripetizione…credi forse che in questi 20 anni di insegnamento io sia rimasta a crogiolarmi nell’attesa di un benefattore che mi pagasse un corso di aggiornamento o un libro? I libri, i corsi, la cultura in genere sono il mio pane quotidiano, io sono un’insegnante, il mio è un lavoro intellettuale e non ho bisogno della tua paghetta per comprarmi un libro, l’ho fatto prima di te e nonostante quelli prima di te e non sarai certo tu, offrendomi uno o due corsi (non di più visti i costi), a rendermi migliore, non puoi arrivare come un deus ex machina e prenderti il merito dei sacrifici che da anni tutti noi docenti facciamo per difendere la nostra professionalità dai beceri attacchi di una politica ottusa e incompetente! Non basterà questa meschina manovra elettorale per lavarti la coscienza e per cancellare il male che tu e i tuoi compari avete fatto alla scuola italiana… un mendicante non smette di essere tale quando gli viene offerto un piatto di minestra, io non mi sento gratificata né valorizzata dalla tua carità, io mi sento solo ulteriormente umiliata, derisa, oltraggiata da chi crede di comprarci con trenta denari, da chi ci ha ridotto in questo stato ai limiti dell’indigenza e ora ci tende la stessa mano che prima ci ha frugato nelle tasche! Io non voglio la tua elemosina, io voglio, anzi pretendo solo ciò che mi spetta di diritto: gli arretrati di sei anni di contratto bloccato, gli scatti di anzianità negati, i compensi, le indennità, i rimborsi che ci sono stati tolti, la rispettabilità e il decoro sgretolati da un aziendalismo ignobile, la posizione sociale che il nostro lavoro merita. Ti sembra che il totale di tutto questo faccia 500 euro? La cultura non si mangia e un mutuo non si paga con i libri, chiedi a quelli che hai sbattuto a migliaia di chilometri da casa come impiegheranno i tuoi 500 euro… pensi che andare a teatro o al museo possa risolvere i loro problemi di vitto, alloggio, spostamenti e organizzazione familiare? Perché fra gli impieghi possibili della donazione non ci hai messo anche il casco per proteggerci dai calcinacci, la carta per le fotocopie, la benzina e le gomme della macchina o i pranzi fuori casa?

Non ci hai concesso nemmeno la dignitosa opzione di rinvio al mittente… dovrò spenderli come vuoi tu ma io mi riservo almeno la libertà di prendermi una piccola soddisfazione: non arricchirò le agenzie formative pronte a piombarci addosso come avvoltoi, continuerò a formarmi come ho fatto finora perché me lo impone la mia professionalità e non tu, non comprerò il portatile come alcuni ds stanno già suggerendo al fine di usarlo per il registro elettronico (quello devi darmelo tu), non farò collette per comprare una LIM (quella devi darmela tu), né testi o strumenti utili al mio lavoro in classe (quelli devi darmeli tu)… forse un po’ di teatro, cinema e musei come simbolico e terapeutico risarcimento dell’usura psico-fisica a cui quotidianamente mi sottopone un lavoro svilito, sottopagato, sottostimato svolto in ambienti insalubri, decadenti e privi di tutto tranne che di squallore.

Autoesaltandoti come sempre hai pubblicato sul tuo profilo facebook forse l’unica lettera adulatoria e colma di ingenua gratitudine che hai trovato fra le migliaia che ho letto in giro… come si fa a credere che dietro il tuo nobile gesto ci sia un reale interesse per la scuola e non l’ennesima squallida, sfacciata manovra propagandistica atta a coprire di fumo la triste e prosaica realtà di anni di vuote promesse, tagli indiscriminati e ingiustizie senza ritegno? Grazie Renzi, apprezzo il pensiero, ma crederò ai tuoi proclami solo quando entrerò in una scuola attrezzata e dignitosa, dove ogni alunno potrà avere lo spazio vitale, l’attenzione e le cure che merita, dove ogni disabile avrà un insegnante che lo segue a tempo pieno e tutti gli aiuti e strumenti necessari, dove potrò svolgere serenamente il mio lavoro in un clima cooperativo e stimolante, dove il lavoro di ognuno sarà incentivato e valorizzato e il dirigente sarà al nostro fianco per il bene comune…. Non ci hai ancora comprati sai, temo che non te la caverai con i tuoi trenta denari, ciò che dovete ancora rendere alla scuola è molto, molto di più…"
Pubblicato da Unknown alle ottobre 26, 2015 Nessun commento:
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sabato 3 ottobre 2015

Se ci dicono che in Italia non si elegge il governo...

I fanatici del formalismo contro il popolo che sceglie. L'ultima tendenza della vulgata pro-renziana, inaugurata da personaggi come Umberto Eco, è condannare noi poveri ignoranti che osiamo lamentarci di tre governi non eletti dal popolo. Questo governo (come i precedenti Letta e Monti) sarebbe regolare in quanto la Costituzione scritta non dice espressamente che i cittadini eleggano il capo di governo ed esecutivo, ma solo che essi votano solo i parlamentari; poi sono i parlamentari a scegliere il governo e il presidente del consiglio tra chi vogliono, anche tra personaggi non "politici". 

Di certo però i costituenti (pur sopravvalutatati) non avevano in mente un paese nel quale un governo dopo l'altro venisse scelto "ad opera dello Spirito Santo" e in evidente contraddizione con il responso delle urne; un paese in cui i premier fossero nominati anche tramite espedienti poco puliti (es. Monti nominato senatore a vita da Napolitano proprio per riuscire a insediarlo a Palazzo Chigi).
E si noti come molti di coloro che trovano "normale" questa situazione, e fanno i saccenti con chi parla di governo non eletto ("parli senza conoscere la costituzione!"), in genere sono gli stessi che da mattina a sera denunciano i "dittatori" (Putin, Assad, Gheddafi, Chavez) di certi paesi, accusandoli ... di non essere stati eletti dal popolo e di non tenere elezioni democratiche!!

Da noi in Italia però, come ancora si insegna a giurisprudenza o in diritto nelle scuole, esiste oltre alla costituzione formale (cioè scritta) anche una "costituzione materiale". Cioè un insieme di prassi e consuetudini (osservate dalle cariche istituzionali nella concreta vita politica del paese). Essa va (andrebbe) posta sullo stesso piano della costituzione formale; stravolgerla potrebbe costituire violazione dei principi fondamentali altrettanto grave rispetto a una violazione di norma scritta. Nel caso di specie potrebbe esserlo proprio la violazione della prassi di nominare solo presidenti del consiglio espressi dal partito o dai partiti di maggioranza.
Va da sé come la costituzione formale sia stata interpretata sin da subito in senso più democratico, facendo in modo che i governi, o meglio i capi degli esecutivi, rappresentassero un rispecchiamento del partito (o dei partiti) di maggioranza.
Nota bene, non è una maggioranza "sana" quella costituita raccattando parlamentari trasformisti usciti in massa dai partiti con i quali erano stati eletti: fenomeno di trasformismo del quale dimostrazione più lampante sono oggi l'NCD di Alfano e tutta la fronda di ex-pentastellati gradualmente fuoriusciti e piddinizzatisi - i gruppi che attualmente fanno da sicura stampella proprio a Renzi.
Fino a poco tempo fa, ogni cittadino italiano era consapevole che il suo voto a un dato partito sarebbe stato un voto anche al candidato premier. Persino i simboli delle liste riportavano "Berlusconi presidente" "Casini presidente" ecc. Ciò frutto di un espresso obbligo imposto per legge elettorale, il "porcellum". Cos'era, tutta un'allucinazione collettiva auto-indotta durata per anni, decenni? O una prassi stimolata ed avallata senza smentite da ogni carica istituzionale e politica? 
Per questo la situazione avutasi da Monti in poi è, ancor più e ancora prima che anticostituzionale, antidemocratica.

Insomma, bisognerebbe semmai colmare la lacuna della Costituzione scritta e adeguare le leggi elettorali. Invece di attaccarsi alla lacuna stessa come pretesto per legittimare lo stato di cose. E di permettere ai parlamentari di collocare alla guida del paese chi pare a loro, anche personaggi di quarta fila, banditi... individui che, in ogni caso, non hanno raccolto voti e consensi tra il popolo, perchè sino a prima mai apparsi sulla scena politica di primissimo piano.

Per cui, di nuovo, o si ripristina la prassi, o si adegua la carta fondamentale. Altrimenti si ammetta che ormai votare è (divenuto) un mero rito senza valore. Se per gli alfieri delle "riforme" e della "governabilità" questo fatto può essere bellamente snobbato, allora gettino la maschera e riconoscano cos'è in realtà la democrazia rappresentativa in Italia: una presa in giro. 
E la smettano di dare lezioni di democrazia a presunte "dittature" libiche, siriane, cubane, cinesi. 

Pasquino
Pubblicato da Andrea Russo alle ottobre 03, 2015 Nessun commento:
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giovedì 1 ottobre 2015

Miss... Oh mia Cara Miss

L’ostensione delle chiappe delle miss o dei muscoloni del calciatore è storia vecchia, ora c'è però un fatto nuovo che si sta diffondendo tra le menti intorpidite dalla noia: lo stupore scandalizzato dell’ignoranza dei giovani virgulti seminudi disseminati sulle copertine patinate dei giornaletti scandalistici o esposti in vetrina nelle trasmissioni TV di prima serata. 
In verità non è un fatto nuovo, dal momento che la letteratura è ricca di belle cretine e bei tonti inespressivi che danno risalto al personaggio principale della commedia. Quel che invece incuriosisce è in un noto gioco a quiz, dove si dovrebbe essere selezionati sulla base di nozioni culturali “medie”, tutti i concorrenti non sapessero che Mussolini ed Hitler nel 1979 erano già belli e morti. Ma è verità o costruzione scandalistica per far decollare gli ascolti? Se fosse la seconda, niente di nuovo, è il gioco distruttore e ingannatore dello spettacolo di regime, il popolo è ignorante e ci vuole una scuola nuova, possibilmente “buona” e magari “privata”.

In realtà ci stupisce...che ci si stupisca. Non sapevamo tutti che era nei programmi a lungo termine creare una popolazione di alienati attraverso la progressiva sparizione della serietà degli studi (destinata a pochi eletti) con promozioni facili e comprate (cfr. diplomifici privati), alterando il senso delle lotte degli anni '70 sulla scuola aperta a tutti? Quei principi sul diritto allo studio e di uguaglianza, sono stati raccolti dalle reti del super-turbo-capitalismo (chiamatelo come meglio vi pare) e come pesciolini nell’acquario sono stati acchiappati e adattati al neo liberismo sfrenato. Mentre la generazione dei "compagni" intellettuali strada facendo si costruiva la propria carriera tra i banchi del Parlamento, con incarichi prestigiosi nelle Università o nei CdA di Enti o multinazionali o nell’alta finanza e, dalle luci della ribalta, ci facevano allegramente penetrare nel cul de sac dell’Europa Unita, inconsapevolmente spinti, o volutamente auto ingannati e ingannatori, dalla necessità di una Europa che facesse perdere la sovranità degli Stati al fine di "scongiurare" un altro Fascismo o Nazismo.
Ed ora eccoci qua, dominati dal Pensiero Unico, sguazzanti nella miseria morale oltreché economica ad inneggiare e a fare la guerra, che blandiamo come democratica ed esportatrice di pace, e a discutere di una povera splendida fanciulla che ha il merito di non sapere nulla della Storia e di molte altre cose. Onestamente forse è preferibile la sua ingenua ignoranza e i suoi occhi spalancati di fronte all’ironia sprezzante del servo di turno del potere, alla perfida ipocrita saggezza degli intellettuali che, sbracati nei salotti televisivi, sproloquiano del nulla, mente il povero spettatore posto in una posizione di sudditanza culturale annuisce o si inalbera o si scandalizza al suon della bacchetta magica della TV.

Rendiamoci conto che si pretendono acute riflessioni da MISS-ITA-LIA, l'ultima ruota del carro del carnevale televisivo; una che non aveva in testa altro desiderio a parte fare la ragazza immagine. Il prevedibile risultato di anni di smantellamento dell'istruzione in Italia. Date le premesse, sono ovvie le conseguenze. Com'era ovvio che ora si sia dichiarata ammiratrice di Matteo Renzi.

Ma perché per sentirsi più intelligenti si ha sempre bisogno di paragonarsi ai fenomeni da baraccone? Di attaccare gli zimbelli, che non sono nemmeno dotati di una adeguata proprietà di linguaggio per rispondere alle critiche e si scavano la fossa da soli? Invece di prendersela con chi davvero conta, contro chi tira i fili da dietro le quinte?

Ogni giorno donne come Innocenzi, Boldrini, Mogherini, Gruber, Annunziata, ben più influenti e potenti di una reginetta di bellezza, ci raccontano di come le guerre condotte dall'occidente (ops, "missioni di pace") siano belle, buone e giuste. Anche loro si sentono "fortunate" perché non vivono le torture dei "ribelli" siriani o ucraini, né le bombe della NATO, né le ingiustizie ed omertà degli invasori americani. Comode nei loro aerei di prima classe o sulle loro poltrone televisive. Ma tutto ciò non suscita la rabbia e la riprovazione collettiva quanto la gaffe di una Miss italia.

(di Mafalda e Pasquino)

Pubblicato da Unknown alle ottobre 01, 2015 Nessun commento:
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giovedì 3 settembre 2015

L'oppio dei popoli

 Le cose si  conoscono, sarà per merito di internet,  non è vero che non si è consapevoli di ciò che sta avvenendo, il problema è che dopo aver appreso ci si disinteressa presi come siamo dai nostri individualismi e assuefatti da quelle vaghe e scombinate nozioni acquisite per lo più dalle fiction (molto fiction e poco veritiere) televisive; i più intellettuali hanno il cervello impastato dai talent show o dai talk show, o peggio dagli inguardabili telegiornali, vere camere ipnotiche, i più critici poi oppongono alla nebulizzazione della conoscenza  le lagne dei bei tempi che furono sfogando le loro malinconie sui social, provando mera soddisfazione  nella quantità dei "mi piace", ahimè  effimeri piaceri che come tali si dissolvono nel giro di un secondo, sostituiti da un bel paesaggio o dalla foto di coppie o comitive sorridenti immersi nel  villaggio turistico di una imprecisata località, disperatamente uguali a milioni di altre sparse per il mondo.
La giustificazione intellettuale e ipocritamente lucida dell'inazione di fronte alla terribile ingiustizia planetaria è la mancanza dei rapporti di forza che possano cambiare le cose, che se è vero per certi versi  ci sarebbe da riflettere sulle ragioni del perché si sia arrivati a tal punto da negare ai figli del benessere, Intontiti e privati della forza del pensiero, la capacità di resistere agli attacchi sempre più violenti del sistema capitalistico.
Già negli anni '80 durante l'era dell'edonismo reaganiano era più che evidente che la società veniva  infantilizzata dalla droga, dalle smanie festaiole, dalle orribili zuccherose serie in TV, dal consumismo sfrenato, condizione necessaria per produrre l' umanità senza spessore critico facilmente manipolabile   a cui viene negato il diritto alla resistenza e all'opposizione di ciò che si ritiene ingiusto. Una società superficiale e materialistica  formata da individui a se stanti che lottano solo per se stessi, in realtà schiavizzati dall'oppio della   nuova religione dell'iper – capitalismo,  che ha sostituito di fatto la religione cattolica, “La Chiesa è stata superata dal mondo e il Potere non ha più bisogno di essa e l’abbandona a sé stessa” affermava nel 1974 Paolo VI (Discorso  del 22 settembre 1974 a Castelgandolfo), e il potere ne ha riciclato il lessico e  le modalità falsamente tolleranti ma violente  e repressive, ci fa percepire il Mercato come entità trascendentale, che non ci fa credere in nulla ma ci obbliga a celebrare i suoi riti.
Nella dialettica dello sviluppo capitalistico, qualcosa però sembra  essere sfuggita di mano a quelli che si ritengono i suoi soggetti attivi e credono di operare  solo per i propri interessi, se da un lato  il processo di omologazione mondiale del mercato, della  lingua, della  conoscenza  è già un fatto in essere, il capitalismo nelle sue dinamiche  distruttive rivolte a ciò che si oppone al suo sviluppo, sta provocando una  crisi ambientale che rischia di essere irreversibile, a cui si aggiungono drammi sociali che stanno lacerando l’umanità intera, la Grecia e un Mediterraneo intriso di morti e  questo esodo biblico di profughi in un Occidente inadeguato e sottomesso a logiche imperscrutabili, che fanno scempio di un Gheddafi mentre  l'ISIS rimane lì a bruciare l'antica terra di Siria. 

Pasquinella
Pubblicato da adeledentice alle settembre 03, 2015 Nessun commento:
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