martedì 12 febbraio 2019

Riflessione/sfogo libero sul degrado musicale - trap, punk, rock, etc.

Ho provato a farla, una ricerca neutra sulla trap. Nel motore di ricerca ho inserito parole chiave come “che ne pensate della trap”… Cose così. Tra i risultati in anteprima non mi è uscito nessun articolo con un messaggio veramente critico del fenomeno. Ho dovuto faticare, arrivare al 20esimo risultato o giù di lì, per vedere affiorare un articolo di Magdi Allam, il cui titolo è “bisogna salvare i nostri figli dalla trap che corrompe i giovani”…
E niente che abbia un simile incipit può essere preso come serio spunto di riflessione.
A maggior ragione se proviene da uno che in casa ha l'altarino votivo per Oriana Fallaci.

Ad ogni modo, in cima a tutti i risultati di ricerche su sta cacchio di trap esce sempre questo articolo:
“Se vi fa schifo la trap, sono d’accordo con voi. Ma avete rotto il cazzo” ospitato sulla rivista RollingStone. Già il titolo è tutto un programma. Come dire, so che qualcosa è brutto, ma ci si può convivere, non me ne frega minimamente di combatterlo; non mi rompete le palle". 
Questo “me ne frego” è lo zeitgeist del mondo occidentale attuale: giusto sbagliato, brutto bello, gli ideali, si vabbè non mi interessa, io devo pensà ai cazzi miei, stasera cannetta e poi mi bombo la morosa. 
Uno zeitgeist che poi fa a pugni con la citazione di Gramsci “Odio gli indifferenti”, stra-abusata proprio dai lettori affezionati di RollingStone, Vice e altri organi del sorosismo culturale, che con quella frasetta ci abbelliscono le bacheche social.

Poi vai nel dettaglio a leggere l’articolo, l’autore fa tutta una serie di premesse sul fatto che lui fin da ragazzino ha adorato il punk, si ascolta ancora i Sex Pistols….è così punk che infatti all’inizio dichiara di suonarsi ancora alla chitarra….Stairway to Heaven dei Led Zeppelin. Eh si gruppo proprio caposaldo del punk... 
Incompetenza confusionaria pura, insomma. Che ovviamente può esserti sempre spacciata per “approccio aperto di chi non si fossilizza su un genere solo”.
Ma il succo dell’articolo è un altro. Narra della vecchia prof d’inglese bacchettona, che si scandalizzava per il punk giudicandolo non-musica e gli consigliava di ascoltare, invece, artisti decrepiti, tutta tecnica, gli stessi che il punk si era prefisso di travolgere. 
Da qui l’autore trae la seguente conclusione: premesso che la trap “non mi piace”, dovete ammettere che la musica va avanti, il mondo va avanti, la trap è amata dai ggggiovani nella loro età ribelle contro i grandi. E quindi, tutti quelli che attaccano oggi la trap, richiamandosi anche al punk, si comportano come la sua prof d’inglese; bacchettoni vecchi che vogliono ostacolare la ventata di novità.

Bene, emesso il verdetto, una massa è stata subito pronta a renderlo suo e a farlo rispettare.
E’ o non è questa l’epoca in cui le opinioni, diventano “virali”, in cui basta che un organo “autorevole” dia il suo punto di vista per vedere, due secondi dopo, centinaia di persone ripeterlo all'unisono, a pappagallo, in un tripudio di condivisioni e di likes, senza che emergano dei distinguo?
Questo è quanto avvenuto tra i coetanei e tra i membri delle generazioni più giovani. 
Finora non ho visto nessuno proporre una critica, che sia tale, alla trap. Fanno quadrato tutti su questo ritornello:

“Pollo chi critica la trap perché parla di droga. ‘che non sapete che 99 volte su 100 il vostro artista preferito era un tossico?” (seguono esempi di fattanza in musica - Pink Floyd ecc.). Fine.

Più che il funerale della buona musica (che per fortuna non muore mai), andrebbe celebrato quello della logica.
Prima di tutto c’è un abisso tra l’”esaltare” qualcosa e limitarsi a “parlarne”. 
Possiamo parlare di qualsiasi cosa, richiamandolo in una conversazione, in un comizio, in un testo compositivo (narrativo, musicale e così via) in se. Ma ognuno di noi può associarvi una gamma indefinita di concetti e di interpretazioni. Metterlo in buona o cattiva luce in varie gradazioni. 
Nella trap non si “parla” semplicemente di qualcosa. Lo si esalta.
Ma il problema non è nemmeno quello. 
Anche l’esaltazione di una droga, nello specifico, può dar vita a un testo poetico, a un prodotto artistico pregevole.
Fior di poeti, musicisti, lo hanno fatto in passato, velatamente o apertamente.
Ma non in modo grezzo, superficiale, totale, irritante, perchè privo di una minima complessità, di ispirazione, di carica evocativa. 
La ciccia è tutta qui. La qualità, la fattura di un genere. 
Il fatto che, confrontato ad altri, sia o meno una merda. 
Per giunta studiata a tavolino dai produttori, dai manager, da quelli che reggono i cordoni della borsa di un giro d'affari milionario. Spazzatura gonfiata da tutti i canali di informazione e di intrattenimento.
Pensata e concepita solo per un mercato già appiattito perché i gusti dei consumatori sono stati involgariti.
Se i suoi esponenti fanno o meno menzione di cose o persone… è questione di lana caprina.

Il trapper e il reppettaro, oggi, non sa secernere dei testi che vadano molto oltre il “ohi, fra, oggi scopo, mi drogo, gioco a pes, io c’ho la figa e tu no - ho avuto un po' di disagio alle superiori, e ora vesto - citazione di marchi di moda random”.
Onestamente quale faccia di culo può venirmi a dire che i ragli di questi mocciosi viziati c’entrano qualcosa con i brani dei Pink Floyd o con altri lavori di gruppi musicali del passato che hanno un'attinenza con la droga?
Non è un fatto di droga.
Ma, di droga costosa, E, belle auto, vestiti firmati, oro, soldi, fama, sesso con tizie bone a caso.
“Esaltano” questa esatta sequenza di cose. Mitizzano il consumo fine a se stesso. E il disimpegno.
Inutile che si faccia gli gnorri, ponendo la questione in termini di “parlano di droga fanno bene/fanno male".

Il paragone col punk.
“La trap è il punk di oggi perché si ribbbellano, quindi muti”
Non mi risulta, grandi storici della musica, che i punk (’77, anarcho, hardcore, street, oi!, ska, crust ecc.) si siano mai ribellati esaltando l’attaccarsi ai capezzoli del consumismo succhiandone ogni merce per poi finire col dire “ohi fra come sto bene ma bene bene” “come sono figo” “io ho sfondato”
Non mi risulta che il 100% dei musicisti di gruppi punk fosse sotto contratto di major fin dalla culla come qualsiasi damerino trapper. Che di restare sotto contratto di una major fa per l’appunto la sua aspirazione PALESE. Come la puttana che è.

Crass, Flux of Pink Indians, Poison Girls, Rubella Ballet, Rudimentary Peni, The Mob, Uk Decay, Part 1, Franti, Kina, Negazione, Nerorgasmo, ma sti nomi li avete mai sentiti? 
Sapete che sono esistiti?
Partiti dal basso e rimasti volutamente in basso, senza farsi creare a tavolino o mettersi sulla tv a fare da madrine in spot pubblicitari?
Sapete che il punk si è evoluto, che sulle sue radici sono sbocciati una valanga di generi nuovi che ne hanno mantenuto lo spirito e sono sempre rimasti indenni dall'esigenza del "devi piacere a tanti"?
I Public Image Ltd, sapete che cosa sono? 
O il “punk” che conoscete è ancora fermo a Sid Vicious (velo pietoso)-Clash-Green Day?
Sapete che gli anarcho punk anche in Italia mettevano su centri autogestiti per diffondere musica e idee, facendo volantinaggio, stampando fanzine ciclostilate? 
E che lo hanno fatto per anni?
E questo popo’ di fenomeno storico avrebbe qualcosa in comune con, ad es., una faccia da cavallo che è passato dallo sfogo “l’Italia mi fa schifo, mi vergogno di essere italiano” al red carpet sanremese, tv pubblica italiana, portandoci una robetta che pare un jingle da pubblicità degli Oreo?
Mi si viene a dire che TUTTO il punk, quello che fu e quello che sopravvive oggi (sempre autofinanziato e snobbato), sarebbe assimilabile a questi provolini?

La sola similitudine azzeccata è con ben altro genere: “il vero ruock”.
Non è un caso, se i c.d. rockettari e metallari, gli stessi che 10 anni fa sproloquiavano su Nonciclopedia e sui forum musical per umiliare in 728 modi differenti i Dari, i Finley, i Tokio Hotel, con prediche sdegnate in difesa della “buona musica” (espressione riferita solo al rock classico e alle correnti conservatrici del metal, con esclusione categorica di tutto il resto), oggi siano I PRIMI a uscirsene con sta troiata del “nessuno tocchi la trap, oh, i pink floyd i queen e i led zeppelin erano i primi a fare uso di droga”.
Complimenti oh, ma che analisi complessa! Cervelloni, oltre che coerenti.

Una volta qualcuno ha scritto, con intelligenza allucinante, che la superiorità del punk rispetto all’hard rock sta nel fatto che il grido di battaglia del primo è “No!” mentre “Let’s go!” quello del secondo. 
Qui la chiave di volta di tutto.
L’hard rock sta dalla stessa parte della barricata di qualsiasi merda commerciale. Lo è sempre stato. Con i rovazzi e gli sferaebbasta si intende a meraviglia. A livello di contenuti. Soldi, sesso, successo, droga, costringimento degli altri ad assistere al proprio cazzeggio. Non contiene introspezione, sperimentazione, né messaggi sociali o politici. A parte quelli paraculi. Non ha il coraggio di rifiutare, di dire “no”. Perciò piace a tutti. A chi è ben integrato socialmente, in primis. 
Quando qualcuno è sfiorato dall’idea di alzare la voce contro il cancro odierno (tipo, la trap, i talent e altre cose da proibire per legge), i soloni hipsto-rockettari "millennials" intervengono. E fanno le loro analisi politicamente corrette del cazzo, come estintori sulla critica prima che avvampi. Dall’alto del loro “bisogna ascoltare un po’ di tutto” (altra idiozia dominante che merita di essere demolita a parte). 
Trovato il filo rosso che lega insieme "il vero ruock" e tutto ciò che oggi si spaccia per "manifestazione del disagio e della rabbia dei cciovani", ma è pop da classifica. Sono fenomeni interni al sistema da abbattere. Perché un "millennials" che vi aderisce non ha mai conosciuto l'angoscia interiore. Non gli va mai nulla storto. Non è mai ostracizzato dalla società. E soprattutto non dice mai "no". Si vende. Per una dose di fumo. Per due minuti di notorietà su Rai1.

Mo’ deve pure passare l’idea che se i mocciosi mafiosetti della “periferia” milanese piagnucolano in autotune lamentandosi di aver finito l’erba con cui svoltare le loro serate, o di non avere abbastanza boxer firmati di ricambio nel guardaroba per far bocccheggiare le loro fidanzate bonazze e stupide come la merda, stiamo assistendo a un “espressione del disagio interiore degli adolescenti di oggi”. A un nuova contestazione “punk”. E chi protesta è un prete bacchettone.
Ma provateci a dirmelo che vi piscio in testa.
Coglioni.