lunedì 1 febbraio 2016

Il problema della nostra società non è il "complottismo", ma il fideismo verso i media

Articolo del 26 gennaio di Jean Bricmont, saggista e fisico belga, tradotto dal francese e disponibile qui.

Il problema della nostra società non è il "complottismo", ma il fideismo verso i media

Dieudonné et Soral lors d’une conférence de presse à Paris
Dieudonné e Soral durante una conferenza stampa a Parigi
La rivista progressista belga Politique ha dedicato il suo ultimo numero alle "teorie del complotto", il che mi ha condotto alle seguenti riflessioni.
Ci sono una serie di leggende metropolitane, chiamiamole così, che circolano sui social network, riguardanti diversi attentati, le scie chimiche o la nocività dei vaccini. In generale, non credo a nessuna di esse, pur accettando pienamente che le persone “si facciano delle domande" su questi temi.
Ma c'è forse una novità pericolosa in tutto ciò?
Tutte le credenze nelle pseudo-scienze o nelle medicine alternative sono dello stesso tipo, così come la paura degli OGM o la credenza nella psicoanalisi, che sono ben diffuse nella sinistra "rispettabile", inclusi coloro che denunciano con vigore il "complottismo”.

"Le persone che denunciano il "complottismo" spesso ignorano evidenti crimini"

L'essenza del "complottismo" è la convinzione che una forza invisibile manipoli i protagonisti delle tragedie umane e tiri le fila dei grandi eventi. In realtà, la teoria del complotto più diffusa, e persino più antica dell'umanità, è l'idea che esistano una o più divinità invisibili che si preoccupano delle nostre faccende e rispondono alle nostre preghiere, in altre parole le credenze religiose che a tutti noi ci viene regolarmente chiesto di "rispettare”.
Alcuni vedono nel "complottismo" un pericolo politico, riferito in particolare alla presunta connessione tra complottismo ed antisemitismo. Ma il complottismo è di solito una reazione (maldestra a mio parere) dello scetticismo verso la propaganda di stato e dei media. Allo stesso modo, il cosiddetto antisemitismo oggi è in gran parte una reazione alla partigianeria pro-Israele dei media mainstream e alla repressione costante di tutti i discorsi fatti passare per antisemiti.

 "Tutte le accuse sulle cattive intenzioni (segrete) di Putin e Assad sono anch’esse "teoria del complotto"

Tuttavia, se ci pensate, tutte le accuse riguardanti le cattive intenzioni (segrete) di Putin e Assad, così come dei nostri nemici passati o futuri, sono anch’esse "teoria del complotto”. Semplicemente, quando queste teorie riguardano i nemici dei nostri paesi, pur essendo inverosimili, diventano attendibili.
D'altra parte, non sono sicuro che i "complottisti”, durante la guerra in Libia nel 2011, si siano immaginati il livello di cinismo e manipolazione delle opinioni da parte della sig.ra Clinton emerso dal contenuto delle sue e-mail. La realtà a volte supera la più fervida immaginazione.

Inoltre, la critica che farei al complottismo è che tentando di dimostrare i crimini occulti, sembra ignorare quelli evidenti: i crimini provati, e documentati in modo indiscutibile, dell'imperialismo americano e della sua politica di ingerenza universale, talmente mostruosi che è inutile volerne trovarne di nuovi, anch’essi nascosti. Specularmente, le persone che denunciano il “complottismo” spesso ignorano tali crimini evidenti e si comportano come se confutando i complotti si possa assolvere la politica degli Stati Uniti.

Ecco perché mi lascia perplesso il nuovo numero di Politique. Se alcuni reputano essenziale combattere il complottismo, sono liberi di farlo. Ma che dire della critica alla propaganda guerrafondaia? E della difesa della libertà di espressione? Anche se Politique si presenta come una “rivista di discussione” non vedo alcun articolo che difenda un "complottista” (l'intero dossier è di accusa). Così come non vedo nessuna difesa della libertà di espressione di alcune delle persone indicate, come Soral e Dieudonné, costantemente perseguiti per reati d'opinione. Attaccare persone processate per delitti di opinione, e che quindi non sono libere di dire ciò che pensano, forse non è proprio il più onesto come approccio.

Gli spiriti critiche si rivolgeranno inevitabilmente verso quella che la sinistra rispettabile definisce estrema destra

Soprattutto, dubito molto seriamente che questo tipo di attacco unilaterale contro il complottismo abbia qualche effetto positivo. Se si vuole combattere veramente il complottismo, si dovrebbe iniziare a riconoscere la legittimità del crescente scetticismo verso la propaganda politico-mediatica (lo stesso discorso vale per l'antisemitismo). C’è una presenza evidente di menzogne ​​e assurdità nei discorsi dominanti che suscita sospetti e tentativi, spesso erronei, di trovare spiegazioni in termini di azioni “occulte”.
Si deve anche riconoscere che è molto meglio un eccesso di scetticismo verso i discorsi dominanti piuttosto che un'eccesso di credulità. Il problema fondamentale della nostra società non è il complottismo, ma la fabbricazione del consenso ed il fideismo nei confronti dei media mainstream.

Inoltre, adottando questo approccio unilaterale, una certa sinistra non può evitare l'accusa di “far parte" o di ”difendere il sistema." E vedendo tutto ciò, le menti critiche inevitabilmente si dirigeranno verso quella che la sinistra rispettabile definisce estrema destra, alla ricerca di opinioni che sembrino realmente alternative.