giovedì 28 marzo 2013

Troppo comodo ..troppo ipocrita..


.. sbandierare una sincera carità verso gli umili o accoglienza per gli altri poveri che vengono da lontano, orchestrando una campagna mediatica che guarda sempre all’immagine soprattutto in fase preelettorale . Si gioca con cavillosità bizantine sulla vita dei poveracci ma irrimediabilmente al di là delle lezioncine che ci vengono impartite dalle parole di qualche politichino locale, di sinistra o di destra non fa alcuna differenza, o la proiezione di film di propaganda, che rievoca un ventennio passato, la vuota demagogia si manifesta in tutto il suo splendore di falsità e opportunismo su cui siede il vertice della nostra politichetta locale, svendutasi ai più potenti.
Da sinistra come da destra implacabilmente arrivano a ritmo scandito le grandi iniziative di bontà dei nostri rappresentanti che opportunamente scelgono il caso che fa notizia e lo espongono come un trofeo, lo abbiamo visto un paio di anni fa  a Bari con i coniugi disabili che sono stati premiati dai media nazionali , selezionati per la loro diversità tra gli altri morti di fame senza tetto che sempre più numerosi invadono la città , ma sono un caso limite che fa notizia, come, dopo anni di silenzio, fanno notizia i fieri ragazzi del Ferrhotel oggetto di un documentario che ha acceso gli entusiasmi di una parte della borghesia rosata di sinistra .
Ma ci sono persone, come Mafalda e i suoi amici, che non ritrovandosi in alcun schieramento calibrato su ismi anacronistici non più interpreti della base sociale, si pongono delle domande sul destino degli altri derelitti, come gli ospiti di quel campo di concentramento che è il CARA di Palese, o i Rom, o i senza tetto baresi sparpagliati agli angoli della città sempre più numerosi, sempre sgomenti e sempre più pericolosamente vicini al nostro benessere finto, come i nostri piagnistei sempre meno finti .
Passeggiando per le vie del centro oltre i negozi che magnificano i loro saldi pre-fallimento, sempre più facile scorgere anziani a frugare nei cassonetti dell’immondizia e code sempre più lunghe alle mense dei poveri, dove si vedono sempre più “facce conosciute”, ma questo fa parte del mondo degli invisibili sono un problema un grattacapo da relegare nelle periferie o in quartieri ghettizzati e degradati per renderlo impercettibile al salotto buono della città di Bari, quel centro murattiano sempre più luminoso e sempre più lontano dalle periferie.
Ma anche i poveri servono, basta sfruttare il loro dramma nella logica assistenzialista, perché ci sono  i vari progetti finanziati con soldi pubblici che affidano ad associazioni “storiche” centri polifunzionali sportelli di orientamento al Lavoro (!!!) che controllano , verificano e organizzano convegni corredati di pranzi di beneficenza che si consumano tra cristallerie preziose e vini super raffinati per intellettuali di lusso vestiti di buonismo.
Tutti bravi a coniugare il verbo della solidarietà nelle situazioni ufficiali o davanti ai media assoldati , ma poi nei fatti tanta demagogia e dietro il vuoto, poggiato sui privilegi e l’ipocrisia di una casta che utilizza gli ultimi come pacchi postali spostandoli a piacimento. 
Nessuno dall’alto della propria “immunità” può o vuole percepire il dramma sociale che si consuma quotidianamente, le parole di circostanza smaterializzano le sofferenze e le preoccupazioni legate alla precarietà e allo spettro di una nuova povertà che non lascia speranze nemmeno qui a Bari che, come altrove, padroni pubblici e privati operano per scaricarne i costi dei loro affari sui lavoratori e sugli altri ceti deboli, spostando quote sempre maggiori del reddito nazionale ai profitti ed alle rendite di pochi. 
La borghesia nostrana insediata stabilmente sugli scranni del Consiglio Comunale vuole mantenere intatti i propri privilegi sociali ed economici tracciando una strada pericolosa che conduce verso l’isolamento sociale e alle guerre tra i poveri, non del tutto spontanee, in cui ciascuno crede di difendere i propri miserevoli averi attaccando i poveri che vengono da lontano, un stratagemma per dividere e distogliere l’attenzione da altri problemi o da quella riprovevole sceneggiata che si celebra nei saloni del potere e della politica in cui si finge di litigare e, con altrettanta maestria, si sbandiera la solidarietà o l’integrazione.
I cittadini, d’altro canto, avvinghiati nei loro quotidiane affanni, privati di futuro, disdegnano la casa del popolo che dovrebbe essere il Comune, sono insensibili alle scaramucce tra notabili simbolicamente divisi in opposizione aree amiche, tra l’altro sempre più difficile diventa l’accesso alle sedute pubbliche, grandi impalcature che nascondono quella piccola porticina che conduce alle sedute dei Consigli Comunali, i quali non vengono neppure più trasmessi da reti televisive locali preposte a quello che era un sprazzo residuo di trasparenza e democrazia. 
L'Urlo (trattenuto) di Mafalda

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