martedì 13 maggio 2014

INVALSI SI INVALSI NO: come è avvenuta la modificazione genetica della scuola


Non bisogna avere fretta nelle risposte, bisogna riflettere bene e a lungo”. 
 Questo era il vecchio modo di fare scuola, che si distingueva per la sua attenzione alla relazione umana tra alunno e insegnante in cui primeggiava la scuola italiana .
Una pratica educativa che andava bene in altri tempi, oggi, grazie anche all’apporto dell’ex ministro Fioroni, che ha introdotto l’obbligatorietà di un quiz in terza media che pian piano si è esteso a tutti i livelli d’istruzione , la consapevole cautela con cui si interveniva nel rapporto formativo con i minori è stata sostituita da una prova oggettiva asettica che annulla, di colpo, la soggettività non solo dell’alunno, ma anche dell’insegnante.
Nella completa disinformazione di genitori e docenti divisi tra scettici, assertivi e finalmente esplicitamente contrari, la prova a poco alla volta si è andata arricchendo di invasività, affiancando ai test un questionario informativo sulla famiglia, desideri aspirazioni, una vera schedatura di massa, propedeutica alla promozione di un nuovo modello di società che fa diventare la riflessione sull’ Invalsi da prettamente didattica educativa, moralmente irrilevanti, a questione di natura politica. Il nuovo sistema valutativo, moderno ed europeo, si inserisce infatti come ultimo atto nel duplice processo di Privatizzazione, con la trasformazione radicale della funzione storica della scuola pubblica trasformata da servizio in “azienda” con alunni individui trasformati in clienti , e di Anglosizzazione utilizzando la proliferazione di test che in un colpo solo hanno cancellato il valore e la professionalità dei docenti
L’insegnate tradizionale, prima di tutto educatore, sa benissimo che l’apprendimento non si può valutare allo stesso modo nei diversi contesti, per questo ci si confronta e si producono molteplici offerte didattiche, si cambia idea, si ascoltano gli allievi e le allieve e si parla con loro.
E che ci ’azzeccano i test a tempo con tutto questo?, che ci azzeccano con le diversità i quiz? , Niente, se facciamo riferimento ai principi pedagogici del rispetto e della valorizzazione dell’individuo nella sua evoluzione, molto, invece, se i parametri di valutazione diventano funzionali all’economia signoraggistica e speculativa, che si nutre delle privatizzazioni, della flessibilità lavorativa, del precariato e dello sfruttamento. Cosi si giustifica la odiosa discriminazione dei diversamente abili , non spendibili nel mercato, gli Invalsi infatti non prevedono prove per questa categoria di giovani snaturando uno dei principi fondamentali della nostra disciplina scolastica che interpreta la diversità come valore (L. 517/77 eliminazione di scuole e classi differenziali)).

Ne esce, quindi, un sistema cambiato che opera sulla manipolazione delle coscienze e classifica il sistema scolastico a seconda dei risultati Invalsi, cioè in base al grado di banalizzazione dei cervelli e di esclusione dei deboli improduttivi, su questi criteri “meritocratici” i migliori pollai scolastici riceveranno finanziamenti, mandando alla carlona la nostra Costituzione, che prevede l’intervento dello Stato lì dove ci sono criticità e debolezze. Basterebbe, a questo proposito ,avere la pazienza di leggersi i noiosissimi rapporti Invalsi sulla valutazione degli apprendimenti per rendersi conto che l’ampia disuguaglianza dei risultati scolastici nelle regioni meridionali , viene associata all’alta disuguaglianza del reddito e alle caratteristiche strutturali dei singoli sistemi scolastici; di conseguenza i figli delle periferie difficilmente potranno concorrere per ricevere la raccapricciante medaglietta del merito di “alunno d’ oro o alunno dell’anno”, saranno per forza di cose condannati sul nascere a frequentare scuole di serie B e, nonostante il loro impegno e quello dei docenti, avranno un titolo di studio che varrà di meno


La scuola del futuro è una ben miserabile realtà , infarinatura di qualche lievissimo contenuto erogato da testi invalsizzati (“stiamo invalsizzando i nuovi testi”, tranquillizzano le case editrici), insegnanti sostituiti da erogatori di servizi educativi , professione di bassa qualità per la quale l’OCSE fin dal 1996 sostiene che non sia necessaria una laurea. Muore così la professione docente resa inessenziale dalla scuola iper –informatizzata, composta da macchine e maxi schermo, per creare cittadini acquiescenti nel lavoro e nella società, colmi di “spirito aziendale e di gestione”, la cui massima flessibilità cognitiva deve essere quella richiesta dalla impresa capitalista.
“La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza-lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole…anche mediante i test elaborati dall’Invalsi e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti” disse Monti, ma val bene per Letta come per Renzi, al di là delle acrobazie linguistiche con ingannano le nostre povere menti testificate...

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