sabato 8 marzo 2014

L’insostituibile valore delle donne

La donna è un essere vivente che esiste ed è sempre esistita, partecipa alla vita, che da la vita. E’ persona, con eguali diritti e doveri.
Chi parla ancora di “QUOTE ROSA”, non fa altro che rimarcare quel confine fra maschio e femmina, in un certo senso collocando la donna nell’angolino oscuro in attesa di una nostra comodità. Paradossalmente, proprio nel luogo dove hanno ottenuto la parità, sono sempre in discussione sul numero da occupare, quasi a ricordare che il potere è maschile. Una sorta di messaggio subliminale che induce l’esterno a ragionare al maschile quando si parla di potere.
Le donne, nonostante le lotte e le formalità, non sono riuscite ad entrare a far parte in misura consistente delle istituzioni politiche rappresentative, quelle donne che negli anni settanta furono individuate come soggetto attivo di una possibile trasformazione rivoluzionaria, sono diventate alleate e complici del capitalismo “disorganizzato”, globalizzato, neoliberista, che le ha “promosse” perché ha capito quanto la polarità femminile fosse funzionale al processo di autoriproduzione del capitale stesso. Una manipolazione culturale e politica spacciata per processo di emancipazione e “liberazione” delle donne, un inganno che ha trasformato il modello della femmina casalinga del capitalismo “stato-assistito” del dopo guerra, in sagoma anticonformista concedendo libertà di costumi in cambio della globalizzazione finanziaria non certo sociale e culturale! Ma l’emancipazionismo non è liberazione, è un surrogato in cui la donna si riduce a consumatrice di merce divenendo lei stessa merce. 
Anche le proteste dei residuali movimenti femminili risultano frammentate e sporadiche, frutto di una disgregazione sociale che ancora non si ricompone in una nuova classe dotata di coscienza, come tutte  le forme di lotta sono destinate a “non disturbare i manovratori”, mentre la popolazione orami ri-plepeizzata e intorpidita dalle anguste dimensioni, in cui si sono ridotti i ruoli della politica e della sua autonomia, non credo nutra interesse per concetti che non siano i legittimati  dal “politicamente corretto”  in cui si inseriscono le interminabili e vuote discussioni sulle quote rosa e sulle celebrazioni della festa della donna, nata dall VIII Congresso dell’Internazionale socialista e poi svenduta al capitalismo, che ha creato martiri, sfruttando un fatto mai avvenuto.

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