La donna è un essere vivente che
esiste ed è sempre esistita, partecipa
alla vita, che da la vita. E’ persona, con eguali diritti e doveri.
Chi parla
ancora di “QUOTE ROSA”, non fa altro che rimarcare quel confine fra maschio e
femmina, in un certo senso collocando la donna nell’angolino oscuro in attesa
di una nostra comodità. Paradossalmente, proprio nel luogo dove hanno ottenuto
la parità, sono sempre in discussione sul numero da occupare, quasi a ricordare
che il potere è maschile. Una sorta di messaggio subliminale che induce
l’esterno a ragionare al maschile quando si parla di potere.
Le donne, nonostante le lotte e le
formalità, non sono riuscite ad entrare a far parte in misura consistente delle
istituzioni politiche rappresentative, quelle donne che negli anni settanta
furono individuate come soggetto attivo di una
possibile trasformazione rivoluzionaria, sono diventate alleate e complici del
capitalismo “disorganizzato”, globalizzato, neoliberista, che le ha “promosse”
perché ha capito quanto la polarità femminile fosse funzionale al processo di
autoriproduzione del capitale stesso. Una manipolazione culturale e politica
spacciata per processo di emancipazione e “liberazione” delle donne, un inganno
che ha trasformato il modello della femmina casalinga del capitalismo “stato-assistito”
del dopo guerra, in sagoma anticonformista concedendo libertà di costumi in
cambio della globalizzazione finanziaria non certo sociale e culturale! Ma l’emancipazionismo
non è liberazione, è un surrogato in cui la donna si riduce a consumatrice di merce divenendo lei stessa merce.
Anche le proteste
dei residuali movimenti femminili risultano frammentate e sporadiche, frutto di
una disgregazione sociale che ancora non si ricompone in una nuova classe
dotata di coscienza, come tutte le forme
di lotta sono destinate a “non disturbare i manovratori”, mentre la popolazione orami ri-plepeizzata e intorpidita dalle
anguste dimensioni, in cui si sono ridotti i ruoli della politica e della sua
autonomia, non credo nutra interesse per concetti che non siano i
legittimati dal “politicamente corretto”
in cui si inseriscono le interminabili e
vuote discussioni sulle quote rosa e sulle celebrazioni della festa della donna,
nata dall VIII
Congresso dell’Internazionale socialista e
poi svenduta al capitalismo, che ha creato martiri, sfruttando un fatto mai
avvenuto.
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