Così si chiude il
decennale regno del sindaco barese; un'avventura che iniziò nel
lontano 13 giugno 2004, con sfolgoranti speranze di cambiamento ,
oggi a guardarsi intorno ciò che resta della primavera si riflette
su una città intristita e cupa.
La memoria ci consegna
le spinte innovative di quegli anni come il motivatore Roberto
Lorusso che al costo di quasi 100.000 euro per dodici mesi, doveva
rallegrare consiglieri e assessori affinchè si formasse una squadra
coesa e si potesse pensare alla grande, come l'ambizioso Piano
Strategico, rimasto diligentemente chiuso negli armadi del Comune, la
cui grandezza si è condensata nei mega compensi elargiti ai
componenti dello staff, ricorderemo anche i 400.000 euro delle
fontanelle sputa acqua piazzate davanti a Pane e Pomodoro, che ci
hanno “donato” la loro leggiadra visione singhiozzante, finché
il mare non le ha inghiottite,definitivamente ,insieme ai nostri
soldi.
Vogliamo poi non
pensare alla rinascita culturale partendo dalla incontestabile
fioritura del Teatro Petruzzelli? La
Fondazione lirico-sinfonica, commissariata dopo l’addio del sindaco
Michele Emiliano per lo scandalo assunzioni e buco di bilancio (2
milioni di euro di perdite nel 2011, poi 63mila euro di attivo nel
preconsuntivo 2012), e
perché dimenticare la
chiusura vergognosa del Kursaal Santalucia
bloccato dai ricorsi contro la Regione che l’ha
preso a poco più di 2 milioni (diritto di prelazione, ma 4,5 euro in
meno dell’offerta di Stefano Zorzi)
E poi c'è la crisi
spending review e il patto di stabilità interno che solo nel 2012
ha fatto chiudere a Bari 705 , a fronte di 510 nuove aperture, il
saldo negativo è quasi raddoppiato rispetto a due anni fa (553
aperture e 663 chiusure). Ma ecco in campagna elettorale si è
annunciato il nuovo look alla “via dello shopping” con 4,6
milioni di euro (fondi del “Piano Città” del ministero delle
Infrastrutture) e un totale di 2 milioni di euro a chi investe in
aree di degrado urbano, cioè fuori dalla zona.
Ma il fiore
all'occhiello del'amministrazione Emiliano è stato senza dubbio
l'abbattimento dell'ecomostro di Punta Perotti, a cui doveva seguire
una delibera che avrebbe reso inedificabile quella zona in quanto
area sensibile dal punto di vista ambientale, a cui si accompagnano
lame, quasi del tutto deturpate dalla barbarie edilizia, coste e
strade panoramiche
Sono passati 10 anni e
il provvedimento approvato nel 2013 dalla giunta per un anno è
stato in attesa di delibera del consiglio comunale. La storia val la
pena ricordarla: i suoli sono di proprietà dei Matarrese che, con
l'altra famiglia di costruttori Andidero, mal gradiscono la procedura
di inedificabilità di quella porzione di suolo , così hanno
presentato un nuovo piano di lottizzazione, che si “accorderebbe”
con la tuela del paesaggio. Una decisione difficile da prendere
soprattutto in fase di preeelezioni e lo stesso sindaco ha cercato di
far slittare l'approvazione della variante. Così dopo la solita
bagarre e l'impossibilità di andare al voto la seduta è stata
rinviata al giorno successivo tempo necessario per salvare
“capro e cavoli” componendo l’emendamento
3, il quale dispone che «per il miglioramento delle condizioni
urbanistiche e ambientali» sono ammessi «gli interventi
previsti da programmi integrati di rigenerazione urbana». In
sostanza, la zona
inedificabile di Punta Perotti, su cui il sindaco di Bari ha
costruito le sue campagne elettorali,
potrà essere edificata a patto che le costruzioni siano
proposte nell’ambito del piano di rigenerazione urbana,
con buona pace di chi ha creduto alla primavera ... e del partito
del mattone che vedrà allargare le aree
per le ruspe
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