sabato 15 marzo 2014

La scuola mercato

La scuola mercato

Siamo noi docenti il vero flagello della scuola italiana privati
della professionalità, stretti dallo stato di insoddisfazione,
demotivazione e avvilimento, una categoria di lavoratori abbandonata a
se stessa che recita una commedia priva di spettatori. Siamo stati,
negli anni passati,  responsabili  dell’opinione superficiale e
mutevole della grande massa dei cittadini sulle complesse funzioni di
governo e della politica, siamo stati strumenti  di condizionamento
mentale di quella antica pratica che assegna il ruolo politico a chi
meglio sa cogliere e mitigare gli umori della gente, ruoli dai quali
siamo stati estromessi poichè molto meglio e con maggiore minuziosità
lo svolgono  i  media e i più accreditati detentori dell’alta
formazione universitaria fritta, ospiti fissi del circo
mediatico. Attualmente al  corpo docente svuotato della propria funzione
educativa e formativa non resta, nel prossimo immediato futuro,  che
fungere da  manovalanza, tramutare le proprie componenti in operatori
e assistenti di una scuola informatizzata che diffonde “saperi”
strutturati e incanalati in percorsi funzionali al sistema, puniti
perchè gli insegnanti hanno mostrato  «un'insufficiente comprensione
della realtà economica, degli affari e della nozione di profitto», in
particolare i professori di scienze cosi dette umane concentrati com'
erano a perdersi tra gli inutili  sproloqui dei vari Dante, Leopardi o
Montale o peggio ancora nei labirintici circuiti del pensiero
filosofico, carta straccia, perdita di tempo, l a conclusione che si
impone è quella che  industrie e istituti scolastici e universitari
devono lavorare «congiuntamente per lo sviluppo di programmi di
insegnamento», in particolare con il ricorso al «teleapprendimento»,
al «teleinsegnamento» e alla messa a punto di «Software didattici»
(per l'apprendimento attraverso il computer). ). "L'insegnamento a
distanza (...), è particolarmente utile (...) per assicurare un
insegnamento e una formazione redditizi (...). Un insegnamento di
elevata qualità può essere così concepito e prodotto in una sede
centrale, per essere quindi diffuso ai livelli locali, con la
possibilità di fruire di economie di scala” (indicazioni  della
Commissione Europea Il 7 marzo 1990)
La scuola del futuro, dopo aver eliminato o ridotto al minimo ogni
forma di umanità ormai inessenziale, sarà uno schermo e con tante
postazioni e qualcuno che sorvegli che le giovani menti vengano
insaccate di contenuti virtuali prestabiliti e preconfezionati,
bloccando ogni  minimo accenno di pensiero critico e creativo; gli
insegnanti residuali si occuperanno della popolazione "non
redditizia", per intenderci  le scuole di periferia nei sobborghi
delle grandi città e nel sud, mentre ai migliori servi, trasformati in
collaborazionisti, verrà concessa la direzione di una mega scuola
pollaio che elargirà ai propri vassalli la soddisfazione del ruoletto
di tutor o esperto esterno per racimolare (se gli va bene) qualche
soldino, immediatamente prosciugato dalle trattenute e dalla crisi
imperante. Questa è l’evoluzione  della scuola dell’autonomia
preconizzata dal ex-ministro Berlinguer , il distruttore, la
cosiddetta scuola democratica che mescola l’autoritarismo dei presidi
alle tessere sindacali più rappresentative, che svia il concetto di
serietà e merito, contrabbandandolo come derivazione fascio-destrorsa,
sostituendolo  con il facilismo buonista di sinistra deleterio e
distruttivo , legittimando di fatto la classificazione di scuole
d’elite o diplomifici , di solito scuole di periferia e scuole
private,  distorcendo  il messaggio di Don Milani che per gli ultimi
sognava una scuola seria e per tutti, facendolo diventare l’emblema
del cattocomunismo italiano e del suo populismo irrefrenabile. Senza che
ce ne accorgessimo siamo giunti tramite  il processo di
democratizzazione  e di smantellamento della Riforma Gentile,
altamente meritocratica, ad  una scuola ridicolarmente  classista che
ci propinano come seria e meritocratica attraverso il “controllo”
dell’ente non meglio identificato OCSE e delle prove INVALSI, che
oltre ad essere pericolosamente invasive sono grottesche e poco
scientificamente  credibili , a cosa servono quindi? Semplicemente
sono il “giusto” strumento di ristrutturazione della scuola, messa
definitivamente sotto ricatto poiché legherà alla valutazione il
sistema di finanziamento alle scuole pubbliche, statali e private,
nel senso che per poter accedere e non venire soppresse  i saperi
diffusi nei vari istituti attraverso le farse dei curricula dovranno
rispondere ai criteri  dell'apprendimento aperto e a distanza  per
rimanere competitivi sul mercato global. “L'istruzione deve essere
considerata come un servizio reso (...) al mondo economico. (...) I
governi nazionali dovrebbero vedere l'istruzione come un processo
esteso dalla culla fino alla tomba (...). Istruzione significa
apprendere, non ricevere un insegnamento (...) Non abbiamo tempo da
perdere". (Bruxelles 26 maggio 1994 , in occasione del G7 da una
relazione della ERT).
Purtroppo le mie non sono proiezioni, i modelli americani in cui
pochi godono di un sistema scolastico e sanitario eccellente, mentre i
ceti popolari sono costretti a mandare i figli nelle scuole pubbliche
rottamate, a curarsi negli ospedali pubblici depauperati, sono già
sono una realtà. Prepariamoci, quindi, a godere sicuramente di una
scuola di massa, composta da individui trasformati in clientes, buoni
ad essere forza lavoro e consumatori secondo il modello
dell’efficienza della scuola ai fini del mercato, una scuola sempre
più povera di risorse e di contenuti, la scuola del fare ancora più
americaneggiante di come impostata dai vari governi degli ultimi venti
anni, buona a sfornare tecnici e operai in cui prevalgono  test e
tasti,che restringono la complessità del sapere a veri e propri quiz,
con meno cultura e con sempre più strumenti informatici , LIM, che
vanno a sostituire libri, gessetti e lavagne che, col latino e il
greco,vanno lasciate solo alle scuole d’elite, meglio se private, dove
fanno ressa i figli della classe dirigente.  Riappare, violentemente e
nel settore che più di ogni altro dovrebbe garantire pari opportunità
e uguaglianza,  la vecchia storia del  genere umano diviso in oppressi
e oppressori che non si è dileguata con la modernità e la
globalizzazione ; lo schiavismo, la colonizzazione, le guerre ancora
caratterizzano il nostro tempo anche in forme diverse e
mistificatrici, ma non per questo meno atroci; ma ora siamo arrivati al
punto più basso con la vergognosa  negazione dei diritti dei più
deboli, i diversamente abili sia con l’aumento del numero massimo di
bambini nelle classi frequentate da alunni con disabilità che con la
riduzione di ore degli insegnati di sostegno annullando per una
miseria il processo di integrazione scolastica. Le varie riforme  sostenute e approvate nella sostanza dai vari governucoli , con la giungla di norme e accordi, nella sostanza negano ciò che La Costituzione sancisce promuovendo la retrocessione dei cittadini e l''annullamento dei diritti acquisiti e uno Stato che contraddice se stesso è di per sè un crimine 

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