martedì 11 giugno 2013

L'hospitium Sancti Nicolai

L'hospitium Sancti Nicolai


Ospitava gratuitamente pellegrini  e i malati, quelli poveri, questo accadeva in una Bari “inospitale”  nel Medioevo, ora, dopo svariati secoli e da un centinaio di anni a destinazione  scuola, si trasforma piano piano in una parte del museo che accoglierà l’altare restaurato di San Nicola (oltre 200.000 euro donati da un signore russo!) . Al Fortino, il sindaco di Bari circondato dai noti volti  della elegante sinistra moderata cittadina, dall’immancabile codazzo della stampa ufficiale, assessori, amici e compiacenti oppositori ha aperto un dibattito sulla questione San Nicola ovviamente senza nessun cittadino comune barese, a cui sembra che dell’altare di San Nicola non importi nulla, ma si sa il cittadino barese per eccellenza  è tendenzialmente incolto e amante del buon cibo, quindi spesso rimane insensibile alle grandi manifestazioni culturali e all’ipotesi di un eventuale prestigioso museo nicolaiano al posto di una decadente, abbandonata e ricca di topi ( a detta del direttore del museo nicolaiano), oltre che inefficace, scuoletta di periferia nel centro della città storica (secondo Il sindaco). Ovviamente, le previste  timide rivalse di qualche maestra della Piccinni  accompagnate dai  soliti parolai di turno che col cuore in mano decantano la bontà e l’allegria e l’ingenuità dei bimbi barivecchiani, ormai specie rara e ricercata dal momento che gli originari o sono morti o stanno trascorrendo  vacanze obbligate in qualche casa circondariale oppure si sono dispersi nelle numerosissime periferie anonime di questa accogliente città. Promesse e garanzie di cultura, che è l’anima… del “commercio”, poiché la storia come la cultura ha valore se vi è una ricaduta in termini economici o di credenziali politiche, se no a che serve e sotto  la lente d’ingrandimento  e senza ironia riappaiono  le affermazioni del 22 novembre 2004, quando il neo eletto sindaco affermò durante il Consiglio Comunale che “bisognerà aprire spazia chi fa cultura e arte , valorizzando il patrimonio culturale locale nella sua storica molteplicità , valorizzando grandi complessi esistenti attraverso la regolare organizzazione in essi di iniziative culturali di primo rilievo “
Ingenuamente pensammo a contenitori come i teatri, sbagliammo poiché evidentemente ci si riferiva ad altri contenitori come appunto la scuola inservibile, con l’unica eccezione del più grande fallimento della politica degli ultimi anni il Petruzzelli e la sua Fondazione lirico-sinfonica, commissariata dopo l’addio del sindaco Michele Emiliano per lo scandalo assunzioni e buco di bilancio (2 milioni di euro di perdite nel 2011, poi 63mila euro di attivo nel preconsuntivo 2012), chepur di incassare soldi, ha aperto le porte a tutti, da Baglioni al Congresso nazionale degli avvocati. Certo se la vita culturale di una città si misura dai teatri e dalla conoscenza,noi baresi siamo messi proprio male! il  Margherita in stand-by per lo scontro tra Comune e Regione sul suo destino (un centro per l’arte per il primo, “solo” teatro per il secondo); il Kursaal Santa Lucia, dopo essere stato bloccato dal 2007 dal susseguirsi di  ricorsi ,  la Regione che l’ha preso sottocosto a poco più di 2 milioni (diritto di prelazione, ma 4,5 euro in meno dell’offerta di Stefano Zorzi). Poi c’è il teatro più antico prestigioso Piccinni chiuso per restauro fino al 2015, la casa editrice  Laterza che,  dopo  117 anni  di prestigiosa attività, ha dovuto  cedere l’ingresso principale della libreria,  aperto nel 1963 su via Sparano, il cuore della città, a Prada.  Senza poi parlare del declassamento operato dagli scandali universitari da “parentopoli” nella facoltà di Economia feudo delle famiglie Massari, Tatarano e Girone; ai test d’ingresso truccati a Medicina con 3 condanne e 33 patteggiamenti, sino alla docente di Scienze delle finanze e promotrice finanziaria che è scappata con quasi 20 milioni di euro in tasca e, per i pm baresi, li avrebbe raccolti tra clienti-risparmiatori per investirli su titoli falsi, ma queste sono altri fatti,  per fortuna c’è l’altare gigantesco di San Nicola a proteggerci un enorme mausoleo alto 4 metri e largo e lungo altrettanto, che non è un’opera di maquillage superficiale e distruttivo ma “un presupposto di equità sociale, una potenzialità di scambio culturale e di sviluppo economico”; già,… ma per chi?

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