lunedì 24 giugno 2013

La sinistra delle Porsche


Il 12 giugno scorso Nichi Vendola si è recato a Nardò a visitare a un centro tecnico acquistato dalla Porsche, accolto da dirigenti e amministratori delegati, e ha fatto il tipico discorsetto di lodi indicando la casa automobilistica quale esempio di eccellenza, innovazione ecc. (come fa qualsiasi altro politico al cospetto di ogni grosso gruppo industriale).

Già è simbolica la "nota di colore" dell'episodio: il leader della sinistra avanzata e libertaria che è salito su una fuoriserie Porsche e l’ha guidata lungo il circuito, una metafora di come la cultura della sinistra italiana sia letteralmente radical chic, cioè coniuga strettamente il "radical" (reading letterari su poetesse e poetastri, dibattiti e salotti sui mali della società, marce della pace, fricchettonismo straccione da centro sociale leoncavallizzato) e lo "chic" (passerelle confindustriali, festival e appuntamenti patinati con vip di vario tipo, degustazioni di cibi raffinati e vini, possesso e ostentazione di simboli lussuosi).  Ma si può trarre una conclusione più importante: meglio diffidare di forze e personaggi che criticando la finanziarizzazione dell'economia vi contrappongono il capitalismo "produttivo" e "virtuoso" di multinazionali e grandi gruppi industriali, come se non fossero anche questi (al pari di quelli finanziari e bancari) i fautori di un unico assetto economico e di un modello di sviluppo non più sostenibile.

La cosa più grottesca, poi, è che mentre tutte le reali attività produttive nazionali si estinguono, si da la benedizione a un marchio multinazionale che oltretutto produce beni di lusso, cioè inutili status symbol consumisti inservibili ai fabbisogni fondamentali della collettività. 
Che razza di benefici può apportare al tessuto economico della Puglia e del paese, sul piano dell'impiego e delle esigenze produttive strategiche, uno stabilimento di stupide auto costosissime alla portata solo di pochi facoltosi e "maiali" vanagloriosi?

Pasquino

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