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martedì 22 dicembre 2015

Trivellazioni: ecologia o energia?



La difesa dell’ecosistema e del paesaggio sono punti irrinunciabili nel programma di una forza politica indipendente che abbia a cuore il riscatto nazionale. Si tratta di beni da tutelare di per sé stessi, non solo in quanto finalizzati ad altre vocazioni (turismo, pesca). Anche il raggiungimento dell’indipendenza/autosufficienza energetica del paese, però, è un obiettivo altrettanto imprescindibile. Nell'odierna questione delle trivellazioni in Adriatico (come in numerosi altri casi in cui si discute l'opportunità di esplorazioni energetiche) le due esigenze su citate sembrano inconciliabili. Forse però non sono le trivellazioni in se stesse il problema, ma il modo in cui vengono condotte.

I permessi per le esplorazioni in mare sono stati concessi a grandi multinazionali, colossi privati i quali mettono al primo posto il profitto, perciò tenderanno a ridurre tutto ciò che rappresenti un costo come i salari dei dipendenti e, appunto, le precauzioni per l’ambiente. I grandi disastri ambientali del passato, infatti, sono prevalentemente avvenuti a causa della negligenza di multinazionali senza scrupoli. Per questo le preoccupazioni degli ambientalisti e delle popolazioni locali sono fondate. 

C'è però un ulteriore problema che dovrebbe destare scandalo: il fatto che il governo ceda con tanta leggerezza ai privati lo sfruttamento delle risorse naturali del nostro paese! Il presupposto della stessa sovranità di un popolo è il controllo sulle risorse situate nel proprio territorio. Invece dunque di essere le multinazionali petrolifere a rivenderci la nostra stessa energia (ai prezzi che vogliono!) dovrebbe essere lo Stato italiano a utilizzarla in regime di monopolio, come volano per la nostra economia. Oltretutto, con un'azienda pubblica vincolata a perseguire l'interesse collettivo (come già l'ENI, quella che la nostra classe politica soprattutto "di sinistra" vuole dismettere del tutto) il principio da seguire non sarebbe quello di scegliere le tecnologie di ricerca-estrazione meno costose (com'è prassi dei gruppi privati) ma quelle il meno possibile dannose per l’ambiente. I giacimenti sarebbero così gestiti con i sistemi di sicurezza più adeguati per evitare incidenti in ciascuna parte della filiera. Coniugando così sviluppo energetico e tutela ambientale. 

Pasquino
Pubblicato da Unknown alle dicembre 22, 2015 Nessun commento:
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sabato 19 dicembre 2015

Chi tifa per la Le Pen e Salvini solo perché fanno paura ai sinistrati vendolati irrecuperabili… ricorda molto chi diffonde le foto di donnone obese seminude esaltandole come contraltare alle modelle anoressiche scheletriche fotoritoccate, all'insegna del motto “le donne vere hanno le curve”. Tutto viene ridotto alla contrapposizione tra due eccessi, tra due scelte ambedue sbagliate, e grottesche.
Solo che almeno nel caso delle "donne con le curve" si parla più per provocazione che per vera convinzione.

Andare oltre la destra e la sinistra non significa fare commistione tra identità fascista e comunista, né tantomeno rimanere fascisti, comunisti (occidentali) o di altra tendenza già vecchia limitandosi a cambiare solo e soltanto pelle esteriore al fine di ampliare il proprio pubblico (su parametri quantitativi più che qualitativi).
Nel caso del FN abbiamo appunto un gruppo dirigente "di destra" che compie l'evoluzione in forza "indipendente" come mero cambiamento di pelle . E quando sono i gruppi dirigenti dei partiti tradizionali (di destra o sinistra) a compiere apparenti svolte apparentemente positive, non bisognerebbe aspettarsi nulla di buono. O quanto meno è necessario stare in guardia invece di fidarsi ciecamente degli improvvisi "miracoli" da loro compiuti. Soprattutto se la svolta giunge in prossimità di campagne elettorali.
Ma gli intellettuali italiani e i "sovranisti" fanno spallucce. Devono sempre sbilanciarsi immediatamente su qualcuno o qualcosa, anche quando hanno raccolto pochissimi elementi per farsi un'idea. Devono ugualmente pronunciarsi, a favore o contro. E quando sbagliano, non fanno autocritica. Tanto restano seguitissimi da centinaia di fan. Che continuano a dar loro ascolto.
Sulla Le Pen c'è abbastanza materiale per capire i suoi legami col sionismo (tra l'altro le pagine e i blog "nostristi" che sostengono l'FN omettono di esprimersi sulla questione Israele) e la funzione da essa esercitata di "fascistizzazione morale" della Russia di Putin, cioé della nazione che fa da punta più avanzata del fronte dei paesi BRICS ed alleati. Come a voler sganciare la Russia dalla sua collocazione nel fronte che comprende l'Iran sciita, chavismo, baathismo, ecc. ed inserirla tra i "massimi teorici" peracottari dell'opportunismo destro-nero salviniano, borgheziano, casapoundino, le cui compromettenti collusioni con il governo golpista di Kiev e con i sentimenti antirussi e maccartisti sono durature.

Pasquino
Pubblicato da Andrea Russo alle dicembre 19, 2015 Nessun commento:
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martedì 15 dicembre 2015

Né omofobia né ideologia gender

È vero, esistono una propaganda lgbt ed un'ideologia gender. Ma la loro giusta condanna non deve essere motivo per spingersi a condannare gli omosessuali tout court. 

Il cosiddetto gender è un tentativo di incentivare (nel futuro) lo sviluppo di sessualità semplicemente confuse, manipolate dall'esterno come ulteriore fattore di indebolimento dell'Io dell'essere umano, perché degli individui resi perennemente incerti della propria identità saranno capaci solo di legami relazionali perennemente instabili, determinando una società nel complesso più disgregata. 

Questo però non significa che c'è un complotto per trasformarci tutti - qui ed ora - in gay e transessuali, o che tutti gli omosessuali di oggi siano il risultato di una "creazione del potere". 

Più che altro, ci suggerisce che anche la sessualità è uno dei tanti aspetti della vita di un essere umano nel quale il meccanismo di potere (capitalistico) può agire prepotentemente per i suoi fini dannosi, ammantati di una "libertà di scelta" che nel concreto corrisponde invece all'imposizione di una scelta ("tolleranza repressiva", si sarebbe detto un tempo).
Pubblicato da Unknown alle dicembre 15, 2015 Nessun commento:
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lunedì 14 dicembre 2015

Dalla parte della Russia, ma con le idee chiare



Ultimamente l'azione di Putin in Siria ha contribuito ad accrescerne, per fortuna, la popolarità in Italia. Tra i tantissimi putiniani dell'ultim'ora, però, sono diffuse alcune tesi sgangherate, basate sugli stessi teoremi dei russofobi della sinistra filo-occidentale (tra cui quello dell'asse finanziario fascista Putin-Salvini-Le Pen, già smentito in altre sedi). Pertanto, il Presidente russo passa come novello esponente del "fascismo" ad opera sia dei detrattori che di molti sostenitori. I secondi, volendo incasellare forzatamente il personaggio nei propri semplicistici schematismi personali, commettono tutta una serie di strafalcioni logici e ideologici che poi i primi utilizzano cercando di tirare acqua al proprio mulino. 

In primo luogo, Putin "per fortuna" avrebbe impedito il ritorno del comunismo, "resosi conto dei mali che ha arrecato al proprio paese" nel tempo in cui operava nel KGB. Comunismo che, ovviamente, è stato la massima espressione del solito complotto giudaico-massonico per dominare il mondo; cos'era del resto l'URSS se non un "alleato", anzi, una creatura degli Stati Uniti? (...)
Putin quindi, in quanto anticomunista, anche esponente del "socialismo nazionale" di... Hitler e Mussolini, unici nemici della cospirazione giudaico-bolscevica che si sa, è stato il fattore di tutte le vicende storiche (quelle che non si ha voglia di studiare e analizzare). 
E naturalmente, non manca la glorificazione della Russia come "baluardo della cristianità" contro l'islam; secondo una chiave di lettura squisitamente (guarda un po') da neocon americani. Vengono in mente certi pessimi fotomontaggi al computer circolanti su facebook, col ritratto di Putin abbinato a una frase falsamente attribuitagli, del tipo "sveglia occidente! c'è il complotto dei musulmani! solo io vi sto difendendo!". Praticamente una Fallaci mascolina trapiantata in Russia, che difende la "civiltà cristiana" dall'ateismo senza valori, anch'esso colpa unicamente del "comunismo" portatore di aborto e di omosessualità; quest'ultima, frenata dalla famosa legge "anti-gay" di Putin, il quale viene eretto ad emblema di un "cristianesimo" cattofanatico, oscurantista e reazionario, ed è imbarcato non solo nella lotta (giusta) all'ideologia gender, ma agli omosessuali in generale visti come una minaccia tout court. Nonostante la legge in questione si limiti a perseguire penalmente la sola propaganda gay (delle lobby gay - filoamericane e filoisraeliane).

Innanzitutto ci si dimentica, o non si è a conoscenza, del fatto che la Russia ha sottoscritto innumerevoli patti di collaborazione politico-economica e militare con i governi dei paesi progressisti, socialisti e rivoluzionari latinoamericani (quelli dell'ALBA). Difatti, principali alleati di Putin sono il chavismo venezuelano, Evo Morales e Fidel Castro. Lo stesso Putin ha condonato a Cuba il suo debito verso la Russia, regalando alla Rivoluzione Cubana ben 26 miliardi di euro, promuovendo ivi nuovi investimenti nelle infrastrutture. Senza contare l'intesa geopolitica con la Cina e la Corea del Nord. Come si spiega?
Inoltre sulla politica estera, come su vari punti di politica interna, Vladimir Putin è supportato del Partito Comunista della Federazione Russa di Gennadij Zyuganov. Zyuganov fra l'altro, insignito di un'alta onorificenza statale (dell’ordine “Aleksandr Nevskij”) proprio per decreto di Putin, il 23 giugno 2014. 
Qual'è il problema, la sinofobia? L'anticomunismo maccartista? Si può guarirne. Come anche dalla russofobia.
Intanto, sarebbe bene evitare di mettere sullo stesso piano le esperienze di socialismo sudamericane, africane ed asiatiche (tra cui quella sovietica) e l'infame "comunismo occidentale", quello da cui è nata la "sinistra", la sponda del capitalismo e della sua propaganda degenerata. Come pietra di paragone si prendano proprio i rapporti con la religione: i comunisti russi hanno già pubblicamente abiurato l'antica posizione anti-religiosa, per bocca proprio di Zjuganov che è in ottimi rapporti con il capo spirituale della Chiesa ortodossa russa; il Patriarca Kirill/Cirillo... anch'egli sostenitore di Putin.

L'idea di unità nazionale espressa dal putinismo in Russia dimostra insomma come i valori spirituali del cristianesimo ortodosso, i valori laici (non permissivisti) e l'apporto ideologico del socialismo possano convergere. Gran parte dei russi stessi è tanto legata alla Chiesa ortodossa quanto nostalgica dei diritti sociali del sistema sovietico, distrutto da un vero esempio di ex-comunista nichilista: Gorbaciov (che tuttavia nel 1989-91 sarà stato sicuramente lodato e incensato dagli attuali cristianisti, per aver fatto crollare l'URSS insieme a Wojtyla, Lech Walesa e ad altri testimonial del cattolicesimo filoatlantico).

Chi quindi è convinto di vedere in Russia una guerra tra cristianesimo sanfedista, il bene, ed un asse del male di "comunisti" (quindi automaticamente anche usurocrati-ebrei-massoni-atei-satanisti) non sa cosa dice. Anzi, impedisce ad altri di capire come dovrebbero crearsi anche da noi le condizioni favorevoli per una convergenza politica tra cristianesimo cattolico e ortodosso, post-marxismo ed antimperialismo sovranitario (e magari anche islam, ovviamente emendato di ogni deviazione taqfirita, wahhabita e salafita).
Del resto, la colpa vera è di certi autori a cui si dà ascolto. Si consideri la balordaggine di alcuni "sovranisti" ed euroscettici secondo cui in occidente non c'è il capitalismo (finanziario e globalizzato), ma una forma di economia statalizzata, anzi, addirittura collettivista e socialista (sic!). Ecco, il genere di "teorici" è questo.

Quanto al patriottismo di Putin in difesa della sua nazione, scambiato per nuova incarnazione del "vero socialismo di Hitler e Mussolini" contrapposto al bolscevismo creatura "degli ebrei massoni", sfugge come in realtà la componente determinante di quel patriottismo sia... ops, l'antifascismo-antinazismo.
Sia chiaro, resta ripugnante l'antifascismo italiano, con il suo stantio uso strumentale in nome della lotta a un inesistente 'neofascismo dilagante'. Di dilagante, c'è solo l'ideologia attuale del potere, quella del politicamente corretto; e i neofascisti sono 4 gatti (utili come saltuaria manovalanza del potere, come i centri sociali okkupati). 
Cosa diversa è invece l'antifascismo in Russia. Dove nella coscienza del popolo (il popolo vero, non gli oriundi riccastri emigrati negli Stati uniti et similia) il patriottismo è soprattutto memoria indelebile delle atrocità dell'occupante nazista contro la popolazione, e della resistenza contro di esso. Sin dagli inizi della sua carriera, Vladimir Putin ha cementato il sentimento nazionale richiamandosi alla memoria di quelle vicende per affrontare i pericoli futuri. Pericoli che attualmente, sul fronte ucraino, provengono dai neoeredi dichiarati proprio del collaborazionismo filonazista etnorazzista ed antirusso sconfitto nel '45, ora riesumato per realizzare gli obiettivi geo-strategici di UE, NATO, Gladio, CIA. 
Del resto, ci si potrebbe aspettare diversamente da un uomo che s'incontra con i veterani della Seconda Guerra mondiale per complimentarsi con loro, e che aveva pensato addirittura di ripristinare il nome di Stalingrado per la città russa simbolo della resistenza antinazista? 

Ancora Putin si è dichiaratamente espresso contro l'equiparazione del comunismo al nazismo, ed il 5 Maggio 2014 ha firmato una legge sulla responsabilità penale in caso di riabilitazione pubblica del nazismo o di negazione dell'olocausto. Se non bastasse, il 21 Novembre dello stesso anno l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una nozione della Russia che condanna il nazismo in tutte le sue forme; unici paesi a votare contro sono stati Canada, Ucraina e Stati Uniti d’America; astenuti 50 paesi tra i quali pressoché tutta l'UE (Italia compresa).

Infine, in merito alla tesi di un presidente russo teocon, alle prese con una nuova Lepanto contro le "bestie musulmane che conoscono solo odio", Putin il 23 settembre 2015 ha inaugurato una nuova grande moschea nella capitale russa. In un paese nel quale i musulmani sono 20 milioni, 2 milioni nella sola Mosca, non si potrebbe fare diversamente per assicurare la convivenza pacifica di tutte le culture e religioni nel pieno rispetto fraterno e reciproco.

Pasquino 
Pubblicato da Andrea Russo alle dicembre 14, 2015 Nessun commento:
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mercoledì 9 dicembre 2015

L'Holodomor: davvero un "crimine sovietico"?

Di tanto in tanto faremo qualche incursione nella storia politica meno recente, necessaria anche per capire il presente.
In questo caso, ci occupiamo della carestia dell'Holodomor, episodio storico che dovrebbe dimostrare la natura mostruosa dello stato sovietico e del comunismo in generale. Qui forniamo una ricostruzione storica... un po' diversa. Tratta da questo link.

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Chi pianificò la carestia nell'URSS nel 1932-1933?

La vicenda dell’Holodomor viene riutilizzata dai media ogni volta che l'Ucraina è in procinto di riavvicinarsi alla Russia. Giusto per ricordare a quanti non sono a conoscenza di questa tragedia, nel 1932-1933 ci fu una grande carestia in tutta l'Unione Sovietica che mieté un numero senza precedenti di vite (fino a 7 milioni di vittime, secondo alcune stime discutibili). Paradossalmente la carestia afflisse soprattutto aree fertili nel Caucaso del Nord, nel bacino del Volga, negli Urali del Sud, in Siberia occidentale, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan. Negli ultimi dieci anni molti storici occidentali  sono stati spinti a elaborare la teoria che la tragedia della carestia fosse un atto deliberato di genocidio commesso dal governo di Stalin contro gli ucraini . Prendiamo in considerazione i fatti storici e cercare di avvicinarci alla verità per quanto riguarda la questione delle origini e le condizioni di quella orribile carestia in URSS.
Prima di tutto dobbiamo dire qualcosa sull’oro, che sorprendentemente non è sempre un mezzo di pagamento...
Nei primi anni ’20 l’appena costituita Unione Sovietica era in ansia per il ripristino della sua industria totalmente distrutta dopo la prima guerra mondiale e la guerra civile in Russia (1918-1921). I sovietici avevano disperato bisogno di macchinari moderni e attrezzature industriali. Come potevano pagarlo? Il governo sovietico era in grado di offrire al mercato internazionale tre tipi di materiale: grano, minerali e oro.

La conferenza di Genova nel 1922 introdusse il nuovo sistema di scambio aureo (Gold Standard). Sin dalla fine del 1922 l'Unione Sovietica emetteva il Chervonets d'oro - una nuova moneta totalmente ricavata dalle riserve auree e convertibile a sua volta in oro. Nel 1923 il Chervonets sovietico fu una delle valute più stabili e sicure del mondo. Rappresentava chiaramente un pericolo per l’emergente epicentro finanziario mondiale - gli Stati Uniti d'America. Il peso economico e finanziario degli Stati Uniti crebbe sorprendentemente per effetto della guerra globale. Quel paese fu uno dei pochi che beneficiarono della carneficina umana avvenuta in Europa degli anni ’10. Ma i già citati Bolscevichi emersero vigorosamente come rivale inaspettato ...
Nel 1924 il Chervonets fu sostituito da un rublo meno pesante senza equivalente in oro. La minaccia al dollaro americano e alla sterlina britannica si attenuò. In cambio l’Unione Sovietica venne riconosciuta da Regno Unito, Francia, Norvegia, Austria, Grecia, Svezia, Danimarca, Cina, Giappone, Messico e altri paesi. All’epoca gli Stati Uniti possedevano il 46% delle riserve d'oro del mondo capitalista.
Nel 1925 la leadership sovietica decise di accelerare l'industrializzazione del paese. Quasi incredibilmente, nonostante gli enormi avanzamenti economici che tali politiche avrebbero comportato, i paesi occidentali rifiutarono di accettare l’oro come pagamento nelle transazioni commerciali con l'Unione Sovietica! Questo incredibile gesto è ricordato nella storia come il "blocco dell’oro". L'URSS avrebbe potuto pagare macchinari e attrezzature esclusivamente cedendo petrolio, legname e cereali. (È interessante notare che accettavano ancora le monete d'oro russe imperiali emesse prima della Rivoluzione  - la valuta di uno stato inesistente non era pericolosa!)
Nel 1929 i banchieri statunitensi avviarono la Grande Depressione. Il breve periodo di stabilità dei tassi di valuta internazionali era finito.
Nel 1931 Germania e Austria non riuscirono a ripagare il debito estero e smisero di convertire i marchi in oro, abolendo quindi il Gold standard. Dall'autunno 1931 anche la Gran Bretagna sospese il Gold standard.
Come si vede, a quel tempo sarebbe stato logico e naturale rimuovere il blocco dell’oro dell'Unione Sovietica, permettendo così all'oro sovietico di alleviare le annaspanti economie occidentali. Ma la decisione che assunsero in quelle circostanze era scioccante nella sua assurdità. Non solo mantennero in vigore il blocco verso l’oro dell'URSS, ma imposero anche un severo embargo commerciale sulla maggior parte delle esportazioni sovietiche! Fu fatto nonostante l’acuta crisi economica in Occidente nel quale la maggior parte dei produttori erano interessati a qualsiasi tipo di richieste, specialmente quelle pagate in oro, legname, petrolio e altre materie prime provenienti dall'Unione Sovietica. Es. nel 1932 l'80% dell’esportazione britannica di macchinari erano destinate all'URSS. Tuttavia, il 17 aprile 1933 il governo britannico introdusse l’embargo: con il Russian Goods (Import Prohibition) Act del 1933! Con quale logica? Fu una decisione politicamente motivata, per fare pressione sul tenace governo sovietico la cui ideologia e struttura economica erano antagoniste.
Il commercio tra l'Occidente e l'URSS si interruppe del tutto? Assolutamente no. La domanda sovietica di tecnologie e macchinari occidentali era anche più elevata di prima: l'industrializzazione era a forte velocità. Ma ora l'Occidente richiedeva un unico mezzo di pagamento: il grano sovietico! (La stranezza di questa richiesta è spiegabile con il fatto che da quel momento le valute dei paesi più rurali erano significativamente svalutate e la domanda di cereali sul mercato mondiale si era abbassata del 50-70%!)
Il governo di Stalin dovette fare una scelta: o rinunciare a ricostruire l’industria, ed arrendersi all’Occidente, o continuare l’industrializzazione, portando a una terribile crisi interna. Se i bolscevichi avessero sottratti il grano ai contadini, sarebbe stata elevata la probabilità di una carestia che, a sua volta, poteva condurre a disordini interni e alla perdita del potere. Quindi, a prescindere da quello che Stalin avrebbe scelto, l'Occidente sarebbe stato il vincitore. Stalin e il suo entourage decisero di forzare la loro strada e non fermarsi davanti a nulla.
Il governo raccolse il grano e lo inviò per l'Occidente, ma non per far morire di fame parte della  popolazione nazionale, ma perché non c'era altro modo di poter pagare la fornitura di macchinari.  Stalin aveva riposto tutte le sue speranze su un nuovo raccolto. Si rivelò insufficiente, però, perché il paese era stato colpito da siccità. L'URSS non era in grado di acquistare cibo in cambio di oro (blocco dell’oro) o di valuta (che non c’era per effetto dell'embargo).  Si tentò con urgenza di acquistare scorte di grano dalla Persia, che aveva deciso di accettare oro. Le autorità non fecero in tempo, tuttavia, perché la catastrofe era già in corso.

Tra il 1932 e il 1933, migliaia e migliaia di persone morirono e soltanto successivamente  l'Occidente tornò ad accettare petrolio, legname e metalli preziosi dai sovietici.
Nell'ottobre 2008, il Parlamento europeo ha qualificato l'Holodomor in Ucraina come un crimine contro l'umanità. La colpa è stata attribuita all'"URSS stalinista". Tuttavia, la relazione del Parlamento europeo non ha fornito risposte a due domande:
• perché i capitalisti si comportarono "in modo strano", rifiutando di accettare l'oro di Stalin?
• perché pretendevano di ricevere come pagamento il grano dall'URSS?
Non c'è né verità né logica nelle relazioni del Parlamento europeo. La verità è che nel 1934, le esportazioni di grano dall'URSS completamente fermato. Per ordine del governo sovietico ...
La carestia del 1932-33, organizzata con cura dall'Occidente, non ebbe l'effetto desiderato: i bolscevichi rimasero al potere. Proseguirono con l'industrializzazione. Le misure economiche non ebbero alcun effetto - Stalin intendeva ricostruire il paese a qualsiasi prezzo. Rimanevano solo le misure militari. E proprio nel 1933 Adolf Hitler, che aveva parlato apertamente delle sue mire espansionistiche verso le vaste pianure russe, salì al potere in Germania...


Questa pubblicazione si basa sul capitolo di un libro dello storico russo Nikolay Starikov “Crisis. How It Is Being Done”, uscito nel 2011.

Traduzione di: Pasquino
Pubblicato da Unknown alle dicembre 09, 2015 Nessun commento:
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martedì 1 dicembre 2015

Non è Salvini a stupirci.

Era il 14 agosto 2015:

Salvini: “I viaggi in Israele e Usa sono due snodi fondamentali. Una delle persone che intendo incontrare è Avigdor Lieberman (leader del partito di destra Israel Beytenu, ndr), che ho già visto in Italia e che mi ha molto colpito”. 

Vedrà anche il premier Netanyahu?

S.: “Non ambisco a tanto. Mi interessa portare in questi Paesi le nostre proposte di governo, spiegarle di persona, perché penso che nel 2016 la Lega possa andare al governo in Italia”. 

Per sbarcare in Israele c’è però il problema del suo rapporto con Casa Pound, su posizioni molto anti-israeliane…

S.: “I problemi di Israele sono ben altri, dall’Iran alla Turchia che fa poco contro l’Isis. Casa Pound è l’ultimo dei problemi. Io vado come segretario della Lega. Punto. E non incontrerò certo i filopalestinesi…”. 

Il suo viaggio americano che obiettivi ha?

S.: “Per noi la reaganomics resta un riferimento fondamentale sui temi delle tasse, della concorrenza. Il nostro riferimento è chi pensa a una economia di questo tipo”.

......
Reaganomics in economia, sostegno allo stato sionista in politica estera. Non ci stupisce quindi che adesso Matteo Salvini, intervistato su La7 a Otto e mezzo, abbia sostenuto la cacciata del legittimo governo di Bashar al-Assad.
Non è certo "tradimento" il suo, ma un logico approdo, considerate quelle che erano le premesse. Ci avvilisce, piuttosto, che siano altri a "stupirsi". Stupirsi di cosa? Ma davvero ci si poteva illudere che il segretario della Lega fosse la giovane e promettente novità del panorama politico? Che si trattasse di un convinto sostenitore della sovranità, della lotta al dominio USA-UE, all'imperialismo e alla globalizzazione, in nome del multipolarismo e del "socialismo"? Socialismo che solo i visionari gli hanno appiccicato addosso?

Al ruspante padano neanche la parte del filorusso gli era riuscita, con tutti i legami della sua Lega "partito nazionale" con estremisti di destra sostenitori di Pravy Sektor e dei golpisti nazisti ucraini, nemici giurati di quella Russia della quale Salvini voleva spacciarsi per referente. 

Nessuno sembra aver imparato da quello che è successo due anni fa con Beppe Grillo. Il copione si ripete sempre, immancabilmente, uguale di anno in anno. Ci sono i fanboy "sovranisti" per i quali l'uscita dall'Euro, dalla NATO e dal capitalismo si potrebbe attuare in 24 ore, e non vogliono aspettare oltre. Vogliono un leader buono, sul cavallo bianco, che dia loro tutto e subito. Ed il leader arriva. Il capo carismatico di un partito che alla vigilia di una campagna elettorale, intuisce la nicchia di mercato e perciò cambia (esteriormente) pelle. Il massimalismo verbale, ogni tanto, paga. E così lanciando qualche "proposta indecente" nella forma di facili slogan: No euro, w la Russia, abbasso Obama, e così via. Tanto, tutto l'impianto ideologico del partito resta uguale a prima, con le stesse posizioni: balle mediatiche e confindustriali, visite ad ambasciate statunitensi, proposte di privatizzazione, analisi confusionarie, giustizialismi, destrismi o sinistrismi.
Ma intanto i fanboy si sono già innamorati del loro nuovo beniamino: il "meno peggio in circolazione", lui almeno "parla in televisione e fa conoscere le nostre posizioni"; "bisogna votarlo senza se e senza ma".

Alla fine però... il meno peggio si dimostra essere il peggio. I fan innamorati delusi piagnucolano per le loro speranze tradite, ed allora si spaccano in due. Quelli che confidano ancora nel "ritorno alle origini", possibile se si correggono gli "errori" (errori li chiamano!). E poi quelli che si mettono alla ricerca di un nuovo fantoccio, di un nuovo cerchiobottista con la lingua a Mosca e il portafoglio a Strasburgo, a Bruxelles, a Washington o a Tel Aviv. Cosiddetti intellettuali che prendono le distanze "delusi", ma senza mai fare autocritica, senza ammettere quanto ottusi e pericolosi siano stati nello spargere l'idolatria e la febbre elettorale tra la gente comune, gente che purtroppo li ascolta questi "intellettuali" e si fa abbagliare come loro. 

Ieri il partito di Grillo metteva lesto in soffitta il referendum contro l'euro che, sotto elezioni, era servito a galvanizzare i "liberi pensatori". Ed improvvisamente vedevi tutte queste frotte di grillini incendiari riscoprirsi antigrillini, freddi e lucidamente distaccati. Gli stessi che fino a prima deridevano chiunque non accettasse di confluire alla corte del califfo genovese. 
Oggi, ci sono i "nostristi", quelli per cui Salvini è la testa d'ariete della Russia di Putin e della lotta all'Unione Europea, ma starebbe "tradendo" commettendo l'"errore" di rifondare il centrodestra. E riecco la sceneggiata delle lettere aperte e accorate, in cui parlano a tu per tu con il grande capo, rimproverandolo ma suggerendogli di cambiare rotta. Senza mai osare rompere i legami. Se non tardi, decisamente troppo tardi, e soltanto per passare ad adorare un altro idolo. 

È il disgustoso fenomeno di riposizionamento trasformistico ed opportunistico tanto denunciato da quel Costanzo Preve di cui tanti "intellettuali" sciommiottano teoremi e proposte per poi andarli a suggerire... a Salvini, a Ferrero, a Rizzo o a Grillo. Questi, implicitamente ringraziano: c'è sempre bisogno di materiale nuovo nel caso finiscano i pezzi di ricambio per un nuovo maquillage alla facciata esteriore del proprio partito, in vista delle elezioni. 

Questi sono i fatti, e vanno pacificamente ammessi. Chiudere gli occhi e tifare Salvini solo perché dà fastidio ai boldriniani, ai vendoliani o ad altra spazzatura da centro sociale okkupato... che triste infantilismo politico. Speriamo che chi ha giocato con il fuoco in questo modo, si bruci, e lui soltanto.

A.R.
Pubblicato da Unknown alle dicembre 01, 2015 Nessun commento:
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