lunedì 20 luglio 2015

I leghisti odiano i "terroni". Gli anti-leghisti tutti gli italiani. Perché?

Coloro che disprezzano Salvini perché insultava i napoletani e i meridionali a cui oggi chiede i voti, sono curiosamente gli stessi che quando si riferiscono a tutti gli italiani in generale, per accusarli di razzismo, li chiamano "italioti di merda" "popolo di pecoroni" "cancro d'Europa". In altre parole, solo chi ce l'ha con i terroni (oltre che con gli immigrati) è un troglodita da condannare; chi invece insulta il proprio popolo considerato per intero, curiosamente, non è tacciato a sua volta di razzismo, ma anzi, lodato e imitato. 

Se guardiamo bene il disprezzo per il popolo è in realtà disprezzo verso le classi inferiori del proprio popolo, cioè quelle sfruttate e non privilegiate, perché si guarda unicamente alla loro presunta "ignoranza" e non alla loro situazione di sottoprotezione economica e sociale - che spinge necessariamente anche all'intolleranza razziale. 

Ecco un mistero svelato dell'"autorazzismo" insegnato dai cosiddetti intellettuali progressisti, un fenomeno assolutamente speculare e paritetico al razzismo padano. 
Lo slogan "immigrati non lasciateci soli con gli italiani" racchiude in modo perfetto la stupidità e la dannosità di questo bi-pensiero, che predica tolleranza e apertura mentale ragionando solo in termini di differenza etnica e sessuale, ma non di disuguaglianze economiche tra i gruppi sociali. Sdegnandosi solo per il razzismo dei leghisti e fascisti, senza mai rendersi conto del proprio, accompagnato per giunta da un classismo nobiliare velenoso come non mai. 

A.R.

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