domenica 9 novembre 2014

Primarie, Regionali e il vento del consenso



Prima di tutto la scelta del nome da presentare la prossima primavera alla guida della Regione. La solita, prevedibile lite tra l’ex sindaco che aggredisce i favoriti di Vendola, il decennale assessore regionale Minervini e il prescelto erede Stefano , per ovvie ragioni “istituzionali”, i quali non possono che difendere l’amministrazione del cofondatore della Sel dagli attacchi dell’ex sindaco di Bari.

I candidati sono bravi ormai nell'annusare, di qualunque fetore sia carico, il vento del consensi e farsi portare ovunque conduca e in questo l’ex sindaco di bari sa ben cavalcare il malcontento di molti elettori delusi dal Vendola, inoltre Emiliano è in grado anche di controllare il movimento 5 stelle valendosi della sua “forte” candidatura e della naturale tendenza del movimento a disperdere i voti.

Da questa sferruzzata di colpi la destra sembra Riprendere Colore, su spinta dell’ex ministro nonché ex governatore Fitto, con i vari candidati che a parer mio nulla potranno contro una sinistra che più volte ha mostrato di sapersi ricompattare al momento giusto dando un’immagine di sé tutt’altro che debole e lacerata, soprattutto con un candidato forte come Emiliano che, liberatosi definitivamente di ogni limite ideologico, in pieno stile renziano, afferma di non avere una idea “egoistica” della politica e manifesta disinvoltura non comune nella capacità di stringere alleanze con i pezzi del centro destra in disfacimento. Tralasciando programmi politici o quanto meno una pur velata o ipocrita attenzione ai bisogni delle neoplebi, che non sembra siano all’attenzione dei nuovi concorrenti, è evidente che date queste premesse non sembra ci siano alternative valide, una farsetta già precotta con un finale già noto, che seguiremo come si seguivano anni fa le telenovelas sud americane: stucchevoli e improponibili.

C’è poi un altro elemento di forza che garantirà senza intoppi lo spettacolo dei liberi scambi dei giochetti politici ed è l’astensionismo dei poveri, degli impoveriti, di coloro che vivono quotidianamente situazioni di marginalità e di difficoltà ormai così poco propensi a votare, a partecipare, a entusiasmarsi per contese politiche posticce, sapendo che, una volta incassato i voti, nessuno prenderà le loro parti e cercherà di migliorarne le condizioni di vita. Pur non avendone piena coscienza e pur non rivoltandosi come dovrebbero, i poveri, le neoplebi sanno che la politica liberaldemocratica e tutti i suoi attori sono al servizio di forze determinate e molto concrete, d’interessi di classe avversi a quelli della maggioranza della popolazione. Non si scappa, in assenza di una reale forza antagonista le politiche sono sempre quelle, non ha importanza chi vincerà nei ballottaggi o in quelle farsesche primarie, ciò che importa è che nonostante le astensioni il sistema tenga e le controversie manifestate a suon di annunci mediatici garantiscano comunque l’immobilità.

Adele Dentice

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