martedì 4 novembre 2014

Ci siamo rotti

Come si dice, ci siamo rotti. 

Ci siamo rotti ovviamente dell’andazzo in generale. Del non eletto Renzi, dei suoi continui show, della strategia mediatica che è in atto per rendercelo “simpatico”. Ma siamo stanchi soprattutto della finta “opposizione”. Quella parlamentare, ma anche quella che perde tempo sui social network. Lamentele vuote e frasi fatte: “non cambia niente”, “siamo in pochi”...
E una più di tutte: “il problema è che la gente non si ribella!”. La sentiamo ovunque, in piazza, nei negozi, sugli autobus, in fabbrica, in ufficio a scuola. La cosa assurda è che è proprio “la gente” a parlare male della gente; di se stessa! Davvero assurdo!

Cioè, ciascun cittadino (non ci riferiamo naturalmente a quelli privilegiati) se interpellato confessa di desiderare la stessa cosa: scendere in strada a lottare contro gli stessi nemici. Non lo facciamo soltanto perché proprio quella frase è indice di una mentalità che ci tiene divisi gli uni dagli altri, ci impedisce di avvicinarci, aggregarci in un’unica forza. Ci mette in una gabbia, che ci fa vedere solo la nostra voglia di cambiare le cose, ma non quella degli altri. In quanto crediamo che gli altri siano sempre più pigri e menefreghisti di noi. Mentre invece sono sfruttati, impoveriti e ingannati come noi, e vorrebbero ribellarsi esattamente come noi. Ma anche loro hanno una “gabbia personale” come quella nostra.

Oltretutto siamo persone, non superman. Andiamo al lavoro, studiamo, affrontiamo brutti momenti, litigi, dolori. Ci ammaliamo, vivendo in una realtà sempre più inquinata e mangiando cibo sempre più artificiale e avvelenato. 
Siamo sempre più poveri (tranne un 20% di privilegiati). E fare politica COSTA. Meglio pensare a come arrivare a fine mese. 
Ma soprattutto, siamo sfiduciati. Dopo decenni di bugie di politicanti (anche i cosiddetti diversi ed “estremisti”) che hanno svenduto il nostro futuro a banche e multinazionali, abbiamo diritto di non credere a nessuno per un bel po’. Ma se qualcuno ci facesse diventare protagonisti, ci facesse agire sulla scena in prima persona, tornando alla militanza di una volta, allora sarebbe diverso…

Andrea Russo

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