venerdì 8 maggio 2015

Scuola: Siamo Uomini e Donne, o caporali?


5 maggio 2015. Una grande manifestazione di massa, uno sciopero che non si era mai visto, ma poi? Essendo piuttosto pessimista soprattutto nei confronti della triplice intesa dei sindacati, distintisi negli anni come traditori dei lavoratori, provo ad immaginare, sperando di sbagliare, il futuro. Il finto accoglimento di alcune istanze, già abbondantemente previste, la spaccatura del fronte con lo specchietto per le allodole dell’immissione in ruolo di 100.000 precari, che devono di diritto essere assunti e fatta passare come concessione, tra l’altro decurtata di ben 50.000 docenti.

Si parla poi di gerarchizzazione della scuola del ruolo di potere del Dirigente scolastico, ma queste cose erano già tutte implicite e preconfezionate nella  istituzione dell’autonomia scolastica (riforma Berlinguer, fine anni '90, governo di centrosinistra). 
In effetti l’autonomia fu  una trasformazione epocale , mutando la natura essenziale delle scuole che diventarono supermarket tendenzialmente subalterne ai centri di potere locali , ma soprattutto ha determinato un crescente imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori della scuola, trasformata in un teatrino di laceranti conflittualità, generando confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, incentivando comportamenti furbeschi, spregiudicati ed arroganti, esasperando uno spirito di cinismo, arrivismo e un’accesa competizione per scopi prettamente venali.
L’autonomia fu seguita dall’applicazione della legge n. 53/2003, nota come “riforma Moratti”, a cui ha fatto seguito l’opera di affossamento della triangolazione Gelmini, Brunetta, Tremonti con le quali é stata creata una profonda divisione gerarchica tra i lavoratori della scuola: si è prodotta una netta disparità di redditi e funzioni non corrispondenti a meriti o capacità reali, favorendo un processo di mercificazione delle mansioni didattiche e un effetto di aziendalizzazione dei rapporti interni, caratterizzati in termini di comando e subordinazione, che hanno logorato ed azzerato la democrazia collegiale. Le istituzioni scolastiche hanno già assunto posizioni di sudditanza psicologica verso i poteri egemoni a livello locale: mi riferisco anzitutto alle Pubbliche Amministrazioni, che si dimostrano incapaci o restie a finanziare le iniziative progettuali di arricchimento qualitativo dell’offerta formativa.

Cancellati definitivamente  i Decreti Delegati del 1974, che istituirono varie forme e strumenti di democrazia collegiale nella scuola, la partecipazione alla vita e al funzionamento degli organi collegiali si è progressivamente ridimensionata e deteriorata.
Oggi il potere decisionale detenuto ed esercitato all’interno degli organi collegiali (Consigli di Istituto, Collegi dei docenti, Consigli di classe, interclasse e intersezione) esclude sempre più la maggior parte delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non docente. In pratica l’esercizio del potere politico-decisionale è riservato ad una ristretta cerchia oligarchica formata dal Dirigente scolastico e dai suoi più stretti e fidati collaboratori. 

poi il merito! Facendo leva sulla parte peggiore della natura umana si svilupperà all’ennesima potenza tutto l’apparato clientelar-mafioso. La valutazione, che è sempre un atto politico, dell’insegnante, ma anche del Consiglio di classe e della Scuola in generale, è tipica dei regimi tirannici. Una tirannide algida dei tecnocrati, che promuovono un modello di autorità e un tipo di società precisi. Gli strumenti di valutazione che vengono presentati come banalmente “oggettivi”, in realtà sono dispositivi disciplinari che ripristinano il vecchio autoritarismo della scuola. E come ogni tirannia cieca e ottusa.
Siamo stati preparati alla perdita dei diritti fondamentali dei lavoratori e della conoscenza piano piano, la mutazione genetica della scuola era già avvenuta con l’orrore dei test Invalsi e i docenti , che ben sanno che saranno loro ad essere valutati , per non fare brutta figura, si sono preparati sostituendo l’attenzione ai tempi e alle attitudini dei loro allievi al piattume del test. Il tema è stato messo nel cestino, i brani letterari decontestualizzati. Competenze, saperi, soggettività dei ragazzi hanno perso la loro centralità per essere sostituiti da risposte multiple. E’ la vittoria della banalità a discapito del pensiero critico e creativo.
Anni di retorica sulla scuola e sulla formazione, sulla meritocrazia e sulla competizione, chiacchiere e scelte pesanti che hanno generato frustrazione e sfiducia, secondo un disegno predefinito. La questione scolastica, infatti,  non è mai soltanto scolastica, ma è sempre lo specchio ed il riflesso della più ampia questione dell'identità culturale nazionale in un mondo rimondializzato in senso capitalistico ed imperialistico.

Obiettivo quasi raggiunto: trasformare un popolo che mostrava segni di consapevolezza e cultura medi (dal punto di vista del Potere) in un popolo di rincitrulliti, rammolliti e irresponsabili in grado di mandar giù qualunque rospo e qualunque panzana propostagli.

Sono riusciti a portare a buon esito questo esperimento manipolando con perizia la televisione – e i media in genere – e anche la scuola. Ovviamente potenziando (e deformando) i primi e depotenziando (e deformando) la seconda.

Mafalda

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