martedì 12 maggio 2015

"Bancarella uber alles"?

Anche quest'anno, come tutti gli anni, la solita serie di attacchi a bancarelle abusive, friggitori di sgagliozze ecc. e relative scene di cozzalaggine malavitosa (vedi foto).

Proviamo per un momento a ricordarci che viviamo:
a) in tempi di crisi, di disoccupazione e di burocrazia che uccide le piccole attività economiche individuali;
c) in una città che viveva di piccolo commercio autoctono, ora distrutto (vedi il deserto della un tempo prospera via Manzoni); 

In questo contesto è normale aspettarsi che prenda il sopravvento lo spirito levantino barese: arrotondare e arrangiarsi come si può. La festa di S. Nicola è l’occasione giusta. D'altronde ha sempre rappresentato anche un giro economico. Guardacaso è proprio l’aspetto che da fastidio al duo Rubini-Maselli bersaglio di polemiche questi giorni per i loro insulti alla plebe accusata di "non capire niente".

A certi cosiddetti cittadini o intellettuali, piace “inorridire” per le cose che vedono, ma senza indagare sulle cause che ci stanno dietro e su tutto il resto. 
Ad esempio, nessuno si chiede su quanto "si fotte" di tasse il comune o lo stato per una bancarella da tenere aperta solo due o tre giorni all’anno, o sulle normative burocratiche assurde imposte per esercitare attività del genere. Pare che la gente (solo quella umile, naturalmente) debba sfamarsi unicamente di "rispetto delle regole”, di “civiltà”, e di altri termini astratti inadeguati alla difficoltà della situazione.

A creare lavoro e ricchezza sono ristorazione, agricoltura, manifattura, artigianato, trasporto, industria. In Italia e specialmente al sud tutto questo è scomparso o sta scomparendo, com'è nei piani dei governi che si succedono. Al loro posto il libero mercato ci porta lavoro precario ai call-center, ipermercati che falliscono uno dopo l'altro, filiali di multinazionali come Louis Vitton a via Sparano, ed “arte moderna” (pessima). O altrimenti, appunto, c'è sempre la mafia, con le sue attività.
Per giunta poi chi apre una piccola bancarella dev'essere anche criminalizzato. Senza distinzioni tra mafiose e non mafiose. Consentiteci, è davvero troppo.

Poi quella dei ragazzini con la pistola non è una novità, come non lo è la criminalità mafiosa minorile. Ma anche qui mai nessuno attacca i veri responsabili. Da anni nei quartieri periferici “serbatoio” dei topini aggressivi si chiudono le scuole; a Bari vecchia, per dire, l’ultima amministrazione ha fatto chiudere la media S. Nicola, quella elementare è chiusa o sta per farlo, e lo stesso discorso si ha in altre zone. La mancanza dell’istruzione proprio in contesti disastrati è la causa che conduce le persone fin da giovanissime ad militare nei clan mafiosi. Ma in pochissimi denunciano il problema. Si preferisce il facile discorso (razzista) dei baresi di serie A e B.
Tanto i discorsi giustificatori della serie "poverini, aiutiamoli" si fanno solo commentando reati di sottoproletari rigorosamente immigrati.

Dunque, cosa risulta più odioso? Il titolare di una bancarella non autorizzata (chissà i guadagni miliardari eh...) o ad esempio gente come Emiliano, proprio lui il primo che questi 2-3 anni si è prodigato nella campagna anti-bancarelle, ma che si faceva recapitare a casa regali in cozze e pesce pregiato nella vasca da bagno in cambio delle concessioni fatte a palazzinari ed ai veri affaristi della città (episodio rimosso in modo orwelliano da tutti)? Oltretutto, lui stesso si era vantato di aver cancellato la grande criminalità da Bari, con la sua "Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità". 

Fin quando ci saranno pessimi esempi e pessimi governanti, anche la gente comune per sopravvivere seguirà certi costumi deteriori. E in certi casi, è difficile biasimarla.

Pasquino

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