sabato 14 marzo 2015

E' buona questa scuola?

Dopo la rilegittimazione di Berlusconi e l’accordo di una legge elettorale apertamente incostituzionale, che ricalca la legge Acerbo di mussoliniana memoria, la rottamazione del senato e l’ aggressione allo Statuto dei lavoratori e diritti, conquistati a suon di conflitto sociale negli anni ’60 e ’70, che, celandosi dietro l’abolizione dell’art.18, mira alla iper-precarizzazione del Jobs Act, alla fine l’attacco si concentra su quella istituzione fondamentale che contribuisce a “rimuovere gli ostacoli” che “limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”. 

La scuola, da ascensore sociale, viene riconcepita dai “giovani rottamatori” come un mercato in cui le scuole e gli educatori (insegnanti e personale ATA) sono in competizione per mantenere il posto e per raggiungere un misero incremento di stipendio (ma solo due terzi), sottoposti allo strapotere di dirigenti-manager e condizionati dall'ingresso nei Consigli di Istituto di privati che influiranno enormemente su programmi e attività didattiche ed extra-curriculari determinanti per la formazione degli studenti. La scuola è in crisi? bene il rottamatore, nell’ottica del capitalismo globale, ha trovato la giusta soluzione con l’assunzione dei moderni valori della concorrenza , competizione, agonismo tra studenti che verranno valutati con parametri assolutamente quantitativi, non solo ma ha esacerbato il piglio ferocemente classista aggredendo la scuola pubblica ridimensionando il ruoloemancipatorio delle classi popolari, per ridurre l’istruzione a pura merce commercializzabile e vendibile sul mercato, per ricondurre le spese e gli investimenti al valore di scambio e alla pura logica di profitto. Nè tanto meno si riflette sul dato allarmante della dispersione scolastica che va ad aumentare la sacca della devianza e della criminalità giovanile, problema questo che sembra non interessare affatto il giovane rottamatore e il suo governo. 

Questa scuola, tanto sbandierata,  contraddittoria e incongruente sta mettendo in crisi la democratizzazione dell’accesso agli studi accentuando sempre di più le disuguaglianze sociali e marcando, in modo feroce attraverso il rigore della valutazione e del concetto antidemocratico di merito, il fallimento del giovane, in contraddizione con esperienze educative consolidate che miravano a potenziare le positività  individuali , strumenti efficaci e indispensabili di prevenzione del disagio e della devianza. Il clima di caos, di assenza di regole, di crisi delle norme democratiche e sindacali, è destinato a crescere, aggravando le contraddizioni interne al mondo della scuola. La scuola (pubblica) è sempre più sconquassata e smantellata, deprivata e derubata  dei suoi valori più preziosi: risorse umane, morali, intellettuali e finanziarie, mentre  i fondi economici vengono sottratti alle scuole statali e dirottati per sovvenzionare le scuole private.. Ma l’origine del declassamento della scuola  non è “merito” del giovane rottamatore, come più volte detto, viene da lontano quando  il ministro di “sinistra “ Berlinguer Il Distruttore concepì e avviò una  scuola intesa come  un laboratorio riservato esclusivamente a esperimenti affaristici e reazionari. Fu l’allora ministro della Pubblica Distruzione che, dimentico dei programmi elettorali del 1996 , sostituì l’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni con l’obbligo formativo, cioè una riedizione del caro, vecchio e reazionario avviamento professionale,  aprendo di fatto la strada alla aziendalizzazione degli istituti scolastici statali, inaugurando un sistema integrato basato sul principio di sussidiarietà tra scuole pubbliche e paritarie (cioè, private, cui la L.di Stabilità 2014-2016 ha assegnato 220 milioni di euro!) e sul marketing concorrenziale tra istituti per “accaparrarsi” utenti/clienti (studenti iscritti), da cui dipendono gli organici, i finanziamenti, gli incentivi per i dirigenti scolastici.  La privatizzazione, introdotta da Berlinguer, ha dato agio a Brunetta di estendere con la Lg.Delega n.15/2009, poi D.Lgs. n.150/09, di trasferire nel Pubblico Impiego la logica della misurazione dell’efficienza e della produttività in termini quantitativi , della contrattazione di secondo livello (Fondo dell’Istituzione Scolastica, FIS), il meccanismo della retribuzione propria del lavoro privato e il blocco del turn over (40% nel 2015, 60% nel 2016, 80% nel 2017 e fine dal 2018), l’innalzamento dell’età pensionabile con le varie riforme Dini, Maroni, Fornero del 2012. E perché non ipotizzare che i deliranti piani estivi di Reggi, Marchionne docet, relativi all’innalzamento a 36 ore settimanali non possano essere al più presto realizzati?

Dal Cavaliere al rottamatore 
Come nella migliore tradizione berlusconiana la riforma si basa su un equivoco “il sistema scolastico deve basarsi sul lavoro e non più sull’istruzione e sulla solidarietà ”, solo che il lavoro non c’è, ed esiste un impoverimento generale causato dalla crisi sociale ed economica che ha tolto il futuro ai giovani trasformando le loro lotte in ciniche competizioni. La classe dirigente nostrana è consapevole che il vero problema dell’Italia non è la mancanza di flessibilità, bensì la scarsa necessità di lavoro qualificato e specializzato, che il nostro Paese ha perso e sta perdendo tutti i poli industriali e di ricerca di qualità e legare la scuola al lavoro significa in realtà offrire manodopera manuale e intellettuale gratuita alle imprese già in età scolastica.
Nella proposta Renzi, infatti, non si parla più, per gli istituti tecnici e professionali, di stage lavorativi (fondamentali in un percorso di formazione), ma si parla di 200 (!!!) ore curriculari, in gran parte sottratte ad altre discipline, da svolgere in un luogo di lavoro. E’ bene ribadirlo questa non è più una scuola che affonda le proprie radici nell’istruzione e nella conoscenza, ma sullo sfruttamento del lavoro e sulle differenze di classe, mentre la scuola della Costituzione si fonda sul diritto allo studio e al sapere (scientifico e umanistico), promuovendo i diritti di cittadinanza, la crescita personale di ogni individuo, la mobilità sociale e la costruzione di una comunità solidale.

I dettagli della Buona Scuola: 

1. I professori “squillo”
I lavoratori della scuola e le loro famiglie sacrificati dall’indifferenza e dall’opportunismo, dovranno solo accontentarsi delle elemosine del sussidio di disoccupazione e della "preferenza" dei Dirigenti scolastici: "Ognuno si deve poter misurare con le persone che sceglie, e deve poterle valutare e anche cambiare, se queste non funzionano"... affermava pochi anni fa il ministro fantoccio Gelmini. Così il vecchio sistema trasparente che garantiva lavoro sulla base di titoli ed esperienza viene sostituito da una scuola federale che valuterà i docenti sulla base di provvedimenti discriminatori e protezionistici. Un sistema che non farà che aumentare le molteplici contraddizioni in cui la scuola è già inserita. Contraddizioni che si articoleranno sempre di più su vari livelli: fra logiche politico-clientelari e diverse cordate d'interesse; fra il personale tecnico amministrativo e le dirigenze; fra le masse sempre più numerose di docenti esclusi dal mondo del lavoro, anche sulla base del luogo di nascita; di studenti rifiutati dai livelli della formazione per essere precocemente immessi nel mercato del lavoro; dell’istituzione di i meccanismi sempre più rigidi di selezione, repressione e controllo.

2. “assunzione di 100 mila precari (delle GAE) a settembre 2015. L’immissione in ruolo coprirà il fabbisogno delle supplenze annuali (nell’a.s. 2013/2014 oltre120mila tra 30 giugno e 31 agosto) e il turn over dei pensionamenti (sempre lo scorso anno quasi 11mila), implementata da altri 40mila abilitati con concorso (2016/2019) per sostituire i pensionamenti (La buona scuola, pg.15). Volendo fare un calcolo dal 2001/2002 i pensionamenti complessivi e il mancato turn over, i tagli subiti con l’aumento di alunni per classe, la riduzione oraria, il conto resterà comunque negativo. Per gli ATA si prevede una riduzione di circa ottomila tra ausiliari, tecnici, amministrativi per il 2015, con un risparmio di 30/35 milioni e per il 2016 di circa 75/77 milioni di €uro".

3. “Scatti di “competenza”: la nuova carriera al risparmio dei docenti (e ATA). Il cambiamento epocale consisterà nella trasformazione del meccanismo automatico degli scatti di carriera, in base all’anzianità di servizio, in una competizione agonistica l’un contro l’altro armati, per raccogliere crediti didattici, formativi, professionali da inserire in un portfolio rigorosamente on line pubblico, consultabile dai Dirigenti al fine di scegliere i migliori accreditati, cioè chiamata diretta. Però Solamente due terzi del personale potrà otttenere questi scatti, che se dovessero corrispondere a € 60 netti al mese non supererebbero 9mila €uro netti all’anno (nella più rosea previsione) con una spesa presunta di 4,5 miliardi di €uro a regime e un risparmio di oltre un miliardo l’anno, sempre che i docenti raggiungano il massimo della carriera ! Ricordiamoci che l’età anagrafica in cui veleggiano i futuri lavoratori-schiavizzati del comparto scuola è piuttosto alta.

4. Conclusioni
La scuola/azienda del rottamatore anziché promuovere saperi plurali e critici instrada le sue conoscenze su binari cognitivi assiomatici e dogmatici. Perché, non si deve permettere allo studente di avere dubbi, libere interpretazioni, elaborazioni critiche. Quella che si prospetta è una un’istituzione piccola piccola, deforme e Vuota.

Pasquina

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