giovedì 1 gennaio 2015

Le apparenti novità della Buona Scuola

Negli ultimi 30 anni l’Italia è stata laboratorio di un esperimento che, purtroppo, ha dato esiti eccezionali. 
Scopo dell’esperimento era quello di trasformare un popolo che mostrava segni di consapevolezza e cultura medi preoccupanti in un popolo di idiotizzati, rammolliti e irresponsabili da poter essere facilmente assoggettato e “separato da ciò che è in suo potere” (Nietzsche) attraverso lo svilimento e il depotenziamento della formazione e della conoscenza.

Partendo dalla scuola punto centrale dell’attacco e dell’esperimento, da Jervolino a Berlinguer sino alle ultime apparenti novità dei nuovi governi dei non eletti i vari ministri e sottosegretari si sono mobilitati per demolire pezzo per pezzo l’unico strumento di rivoluzione sociale che ci garantiva la Costituzione. La categoria dei docenti si è fatta piegare dalle ingannevoli proteste dei sindacati che li hanno svenduti, si è fatta umiliare con il miraggio della modernità e del progresso senza considerare che i Paesi in cui gli studenti mostrano di avere le maggiori competenze (non valutabili con l’invasione dei quiz, tipo per esempio la capacità di comprensione e produzione di testi nella lingua madre o la capacità di applicazione in contesti reali delle conoscenze matematiche acquisite a scuola) sono quelli in cui il prestigio sociale degli insegnanti – e la loro motivazione e impegno – sono alti o altissimi.

Per chi ne avesse voglia vi offro una breve lettura del profilo generale della nuova scuola e ditemi se non vi riconoscete in tutto questo:
· la progressiva apertura dell'istituzione scolastica ai privati del territorio e al mercato; 
· il parallelo contenimento della spesa per l'istruzione; 
· l'affermazione di un modello decisionale e di gestione sempre più autoritario e centralizzato a livello di Istituto con la crescente chiusura degli spazi di confronto e discussione; 
· il progressivo impoverimento dei saperi, della formazione, del processo educativo nel suo complesso; 
· il crescente affermarsi dello sfruttamento negli stage e l'avvio dei giovani proletari ad un lavoro dequalificato e sotto-pagato; 
· la frammentazione dei lavoratori della scuola attraverso esternalizzazioni, precarietà e differenziazione nei canali di ingresso, meritocrazia; 
· la legittimazione delle scuole private come costitutive del sistema nazionale di formazione e istruzione, sostenendole; 
· la riduzione della funzione docente ad una mansione burocratica, incapsulata in logiche predeterminate; 
· la gestione disciplinare delle crescenti difficoltà sia degli alunni che dei lavoratori; 
· la repressione del dissenso, la diffusione del senso di scoramento ed impotenza nei lavoratori, la riduzione dei loro salari parallelamente all'aumento dei carichi di lavoro.

Pasquinella

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