giovedì 10 ottobre 2013

... Per tornare ad essere educatori

So di essere controcorrente affermando che l’autonomia scolastica ha delegittimano la funzione scuola trasformandola in un appetitoso banchetto per i mercanti della (d)istruzione pubblica, sono refrattaria ai modelli precostruiti dei quiz e all’appiattimento delle valutazioni di massa, mi fanno inorridire le nuove pedagogie ipertecnologiche e super informatizzate, che allontanano i nostri fanciulli dalla dimensione umana della percezione del proprio corpo e di quello degli altri, eliminando di fatto lo spazio del sano gioco libero, concedendo loro una fantomatica prefabbricata ora di educazione fisica, per lo più con tanto di compito scritto e lezione orale... Ancor di più trovo ripugnante la meritocrazia e il principio di competizione introdotti in alternativa alla solidarietà tra pari, concetto ormai svuotato di senso super abusato e tanto ridicolizzato. 

Sono queste solo valutazioni di una insegnante che potrebbe avere perso il senso della modernità che tanto piace agli avanzati pedo-imprenditori e operatori economici che intravedono nella scuola e, più in generale, nel settore della conoscenza un vivaio per futuri “lavoratori”, ma che personalmente considero la legittimazione della cultura dello sfruttamento legalizzato partendo dal settore più elevato della conoscenza quello della ricerca. Con la riforma Berlinguer-Zecchino, per esempio, il contrattista universitario rappresenta un esercito di lavoratori sottopagati, un esercito che annovera,secondo i dati della Flc- CGIL, 42.649 membri. Per chiarezza va detto che i docenti esterni universitari si distinguono in liberi professionisti (Santoro o Toselli per intenderci) che lavorano senza problemi di guadagno, e lavoratori precari, che si prestano in cambio della retribuzione simbolica di 1 euro, ma con l e stesse responsabilità legali di un ordinario. 
Quest’ultima categoria, grazie ai tagli Gelmini-Tremonti (1,4 miliardi di euro), è la ragione per cui ancora rimangono in piedi gli Atenei. Pochi contrattisti potranno sperare in un accesso lavorativo nell’ ambito della ricerca, soprattutto potranno ben sperare coloro che rientrano nelle cordate familiari o politiche (!), perla maggior parte, inseriti nella tersa fascia di insegnamento nelle scuole secondarie ormai cinquantenni e oltre, non resta che sperare nell’ ingaggio dei presidi ogni anno, tanto per poter sbarcar il lunario. Questa situazione, che ha eliminato ogni residuo di dignità umana e professionale, si inserisce a pieno titolo nel processo di gerarchizzazione, valutazione, competitività, sussidiarietà, modernizzazione, privatizzazione, regionalizzazione che contraddistingue ormai da decenni il settore della conoscenza a tutti i livelli. Sottomesso agli interessi economici dei poteri forti e delle lobbies politiche che vogliono rendere scuola e Università statale i luoghi in cui imparare a produrre, consumare e obbedire e sfruttare si umiliano gli insegnati abbacinati dal miraggio di un lavoro sempre più precario e sottopagato , costringendoli a sottomettere il loro pensare critico e il loro bagaglio di conoscenze a un sistema educativo “modernizzato", adattato ai bisogni del mercato imposti dal sistema economico capitalista e, quindi, per sua natura flessibile, instabile e competitivo. 

A voler semplificare ciò che è molto complicato riesco solo individuare quelli che a mio modesto parere sono i due fondamentali elementi corrosivi di quello che fu il nostro sistema scolastico : la forte deregolamentazione e il principio di sussidiarietà, il primo, che rende i sistemi educativi sempre più autonomi e sempre più decentrati, in realtà non è che il prodotto dei processi economici internazionali decisi dalla Troika - Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea - che determinano la direzione dei flussi dei finanziamenti, la cui troppa corruzione italiana impedisce persino di spenderli bene. Il secondo problema riguarda la sussidiarietà per cui lo Stato trova nell'intervento delle Regioni una sorta di supplenza al proprio mandato costituzionale secondo il quale dovrebbe, invece, garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale una comune istruzione culturale a prescindere dal luogo di residenza, al contrario; oggi luogo di nascita, sesso e ceto sociale tornano ad essere i fattori determinanti dello sviluppo di ogni singolo essere umano.

Per tornare ad essere educatori si dovrebbe operare contro la balcanizzazione del sistema formativo e garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale una comune istruzione culturale a prescindere dal luogo di residenza contrastando una scuola funzionale esclusivamente alla formazione dei lavoratori di domani costretti a un ingresso precoce nel mondo del lavoro da minorenni apprendisti non retribuiti e sfruttati ancora prima di concludere il proprio percorso di istruzione culturale. 

Adele Dentice

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