giovedì 7 febbraio 2013

8 ORE E MEZZO




E' il tempo medio di attesa al pronto soccorso del Policlinico di Bari in codice verde; cioè grave, ma non in pericolo di vita, solo che dopo un’estenuante vagare da un reparto all'altro a piedi, con sbalzi di temperatura di almeno di10-12 gradi con febbre che veleggia dai 39 ai 40 gradi, facendosi largo tra una selva intricata di barelle e carrozzine che conducono vite in bilico e volti spaventati e altri orrori in quella che è l'anticamera dell'Inferno, il pericolo  per la tua vita comincia diventare una prospettiva tutt’altro che irreale.


Sono cose che succedono in questo nostro sbrindellato paese dove si può venire rimproverati perchè, se una persona viene trovata priva di conoscenza nel letto, prima di "disturbare" il 118 i familiari NON devono FARSI PRENDERE DAL PANICO, ma con freddezza nordica misurare la pressione e se nel frattempo il paziente non è morto chiamare l'autoambulanza, tanto se è deceduto non c'è più niente da fare. Oppure c'è il sanitario informato dei diritti del malato che minaccia la denuncia perchè è stato portato il paziente  in condizioni gravissime senza che nessun medico sia venuto a casa a visitarlo e quando timidamente gli si fa osservare che il sabato e la domenica la guardia medica,quando la si riesce a contattare, fa consulenze telefoniche, perché non ha il tempo di respirare data la quantità disumana di persone che invadono il piccolo ambulatorio, non si può fare altro che seguire il consiglio  di portare subito il malato al  pronto soccorso, tanto  per imbattersi in un non luogo dove  si affastellano centinaia di persone gravi o gravissime affidati alla velocità di soli tre medici. Non resta altro ,  dal momento che  non ci sono posti letto,che fare eseguire  gli esami specialistici “altrove” (studi privati ?), a meno che non si riesca a trovare qualche altro ospedale magari fuori provincia , o fuori regione o fuori del nostro Paese e, se anche questa prova fallisse, bisognerà aspettare due giorni a casa e se il paziente non migliora ritornare, magari con le forze dell’ordine. Alla fine si rinuncia al ricovero  perchè ci sono altri con  priorità a cui dare la precedenza e per gli esami specialistici ci rivolgeremo ai laboratori privati, tanto noi possiamo ancora permettercelo.


Succede nel nostro Paese, succede qui da noi dove i sovrani della politica vendi-balle, ora impegnati a vomitare promesse a cui nessuno crede più, hanno fatto di tutto per ,mettere in difficoltà gli onesti contribuenti – cittadini, quelli che fanno parte del Popolo , vero Sovrano , che avrebbe tanta voglia di vedere ristabiliti i propri diritti a cominciare da quello alla salute. Dopo l’illusione perduta, prestissimo  per quel che mi riguarda, della rivoluzione gentile di vendo liana memoria, abbiamo imparato sulla nostra fragile pelle che la sanità è un sottoinsieme di potere e pratiche clientelari, un crocevia tra malaffare e androni infernali che si abbatte vilmente sulla parte più debole della popolazione: i malati.
Gli incredibili dettagli della mala sanità pugliese degli inciuci di quelle inconcepibili confessioni della signora Cosentino – Lady Asl, che non si risparmia  a snocciolare esempi sulle pressioni  ricevute per promuovere medici o dirigenti, che hanno alimentato le cronache giudiziarie degli ultimi anni, ci offrono un quadro d’insieme  da cui emergono con chiarezza come i diversi protagonisti si siano intrecciati, in un gioco tutto politico, per la conquista di spazi e riferimenti personali, riconducibili alla mera gestione del potere. Un quadro  che induce a pensare che possa finire con un nulla di fatto, per buona pace di chi invece paga. E paga sempre e solo il cittadino, il più debole , colui che rimane incapace di reazione psicologicamente  indebolito dalla malattia mentre  piani di riordino certo poco oculati, per non dire scellerati, distruggono la sanità, posti di lavoro e servizi, di contro nessuna responsabilità accertabile per  i contraddittori squilibri  dei dati poco attendibili prodotti da bilanci di aziende Asl redatti con criteri differenti , in modo da impedire un esame comparato necessario per individuare la distribuzione delle criticità a livello territoriale (cfr. Piano di rientro della Regione Puglia: i dati dei bilanci delle Aziende sanitarie
sono sufficientemente attendibili ? Dott.ssa V. Pecoriello Dott.ssa F. Telesforo
Uffici Amministrativi – Gruppo Telesforo 2009)
Nessuna responsabilità politica(di quella etica manco a parlarne,) e giuridica rintracciabile in merito a fatti rilevanti come quello denunciato il 20 aprile del 011 da FRANCO GIULIANO sull’ eliminazione di letti per infermi sedie a rotelle ecc tutto nella spazzatura per favorire 20 aziende pugliesi con un gira d’affari di 50 milioni di euro all’anno.  Si rimbalzano le responsabilità riconducendo il nocciolo della questione alla cura draconiana imposta al sistema sanitario dal programma di risparmi triennale 2010-2012. Piano che fu firmato a fine 2010 e dunque ha avuto modo di dispiegare i propri effetti nel corso del 2011 con  la lista di ospedali chiusi (22 o 23, secondo i calcoli) e la falcidie di reparti soppressi, 2.200 posti letto svaporati, elemento fondamentale della cura, dettati dalla necessità del riordino dei servizi sanitari per ridurre i costi. a causa dello “sforamento” del patto di stabilità, con la esigenza di contenere le spese della pubblica amministrazione al di sotto di certi parametri. Ovviamente, a cascata, tutti gli enti locali partendo dalla distruzione del welfare e  della sanità che è l’elemento più critico!
A fronte di questi tagli in questi ultimi anni siamo anche stati “distratti”  dai sogni di opere faraoniche, dal “Piano di Salute” di Alberto Tedesco che rinviava di fatto tutte le scelte di programmazione ai cosiddetti Pal (piani attuativi locali, ndr) dei Direttori Generali, uso e consumo della successiva campagna elettorale e mai entrati realmente in vigore; mentre prendevano sempre più piede le leggine denunciate dal  capogruppo dei Ds Antonio Maniglio come nido di opachi “interessi” (l’Occidentale Puglia 17 Febbraio 2011) , capaci di moltiplicare prebende (come nel caso dei 106 nuovi vertici di Distretto) e clientele a fini elettorali, o dal disastro gestionale di cui parlò persino  Dino Marino in area PD , molto vicino al Governatore: “mancanza di regole comuni nella procedura amministrativo-organizzativa tra le varie Asl e di omogeneità operativa tra queste, che vanifica ogni logica di sistema; assenza di una vera collaborazione tra gli Uffici Regionali e le Asl con lacunosità di direttive top-down, non applicate o non applicabili, per carenze logistico-strutturali ed organizzative; fittizia contrattazione di badget tra Regione e Direzioni Generali delle Asl; lacunosità di Atti Aziendali non di rado disancorati da corrette logiche di gestione; inaffidabilità dei sistemi di controllo ad ogni livello e delle modalità di raccolta dei dati e ambienti di lavoro demotivanti; spesa sanitaria solo apparentemente orientata al risparmio, di dubbia attendibilità generale e nei suoi aggregati, in quanto non supportata da un background di analisi statistico-epidemiologiche dei principali fenomeni sanitari, ma semplicemente improntata da decisioni estemporanee a risonanza pubblica e da introduzione di maggior tasse palesi od occulte per le necessarie coperture economiche senza un effettivo miglioramento dell’offerta di prestazioni”. (l’Occidentale Puglia 17 Febbraio 2011)

A noi cittadini comuni  resta una certezza, quella che distrazioni, deleghe , superficialità , dichiarazioni di estraneità ai fatti che al di là degli scandali, delle indagini , degli avvisi di garanzie, ci hanno comunque regalato una sanità malata dove si materializzano buchi le cui quantificazioni sono sempre più ottimistiche della realtà mentre i pochi ospedali si ingolfano sempre di più o vengono eliminati centri d'eccellenza (cfr Di Venere di Carbonara-Bari)e  i punti di pronto soccorso chiudono ovunque, lasciando agibili pochissimi centri in pieno sfregio al diritto alla salute e alle pratiche di buona politica che non garantiscono affatto i livelli minimi di assistenza 

adele dentice

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